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Richard Powers anteprima. Canone del desiderio

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Se Richard Powers ha dimostrato in tutti i suoi romanzi e racconti di essere tra i pochi scrittori americani che dovrebbero entrare nel “canone occidentale” – quello che stilò il compianto Harold Bloom – con questo suo nuovo Canone del desiderio (da oggi nelle librerie per La nave di Teseo con la traduzione di Licia Vighi) che presentiamo in anteprima esclusiva, si conferma tra i maggiori scrittori contemporanei non solo americani. Insieme a Don DeLillo, Richard Ford, Thomas Pynchon e William T. Vollman, Richard Powers – Premio Pulitzer con il precedente Il sussurro del mondo anche in questo nuovo romanzo è l’unico a saper raccontare armonie e disarmonie del mondo attraverso musica, scienza, linguaggio e arte. Anche in questo suo romanzo è un’opera mondo, capace di coinvolgere il lettore non solo a livello narrativo e letterario ma anche emozionale: una capacità rarissima, soprattutto nei giorni d’oggi, capace di rendere ogni pagina una polifonia che non diventa mai sperimentalismo, ma parte integrante del racconto.

Ed è questa la potenza e la forza della scrittura di Richard Powers che merita di essere letto da ogni lettore che voglia dirsi tale.

Gian Paolo Serino

Sinossi

Arkansas, anni Cinquanta: Stuart Ressler è un brillante biologo determinato a decifrare il segreto di cui tutti gli scienziati cercano la chiave: il codice genetico dell’uomo. Ma la sua ricerca inciampa in altri linguaggi che gli sono ancora più oscuri – gli obblighi morali, le convenzioni sociali, le regole ferree della musica e dell’arte – fino a deragliare per una donna che fa parte del suo stesso gruppo di lavoro. Venticinque anni dopo, un’altra coppia si trova a indagare su un mistero rimasto sepolto nel tempo: perché il promettente dottor Ressler si è ritirato improvvisamente dal mondo scientifico? A poco a poco, le due storie d’amore, apparentemente distanti, si ritrovano sempre più intrecciate nella doppia elica del desiderio.

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Di seguito l’estratto in anteprima da Canone del desiderio da oggi 25 giugno in tutte le librerie per La nave di Teseo, in contemporanea con le nuove edizioni di Tre contadini che vanno a ballare e Il dilemma del prigioniero (in cartaceo) e Generosity (in ebook).

VI

Breve Tour

Il giorno 20 agosto mi impegnai a partire, raccogliendo una cartella contenente l’irrequietezza della giornata. Cominciai il mio libro di viaggio nel 1597: le navi della Compagnia olandese delle Indie orientali fanno ritorno in Europa con la notizia di un’esplorazione eccezionale. Cellula germinale del mondo moderno, animata dalla passione per il commercio, motore dell’espansione. Aggiunsi l’arrivo di Bering in Alaska nel 1741, proprio quando – bizzarro anacronismo – Bach pubblicava le Variazioni Goldberg. Dopo altri 173 anni, la prima settimana di attività del Canale di Panama apre un collegamento tra i mondi. Il giorno dell’esplorazione sembrava una cornucopia solo per il mio uso personale.

In realtà, la data non era nulla di speciale. Su qualsiasi pagina di un calendario, l’esplorazione snocciola anniversari a richiesta: prendete ogni luogo sul globo che abbia dato origine a un primo incontro registrato e dividetelo per 365. Ogni data si avvicina a ciò che significa dover essere sempre in un posto diverso da qui. I visi premuti contro i finestrini dei taxi, la ventata d’aria trasfigurata e obsoleta del trasporto estivo, il rumore di qualcosa che sbatacchia nella soffitta in autunno, il colpo secco delle porte a zanzariera di chi si allontana sul retro. La partenza era facile, ordinaria, comune.

Mi ero imbarcata per un giro completo. Il 20 agosto, dopo la fine del turno e l’arrivo della legione straniera pronta per timbrare il cartellino, mi presentai sul gradino davanti alla porta del magazzino ristrutturato e citofonai per entrare: nel frattempo, non avevo scoperto nient’altro sul conto del dottor Ressler. È più difficile dimostrare l’assenza di una cosa che la sua esistenza. Ma nel corso del tempo, le prove si accumulano. Il suo lavoro non era approdato a nulla, questo è indubbio. Non aveva prodotto nulla di importante che fosse passato alla storia, quanto meno quella storia che avevo esaminato per intere, inutili settimane.

Il suo non-lavoro cominciò a contagiare il mio. Le scienze della vita fecero irruzione negli eventi del giorno, influenzarono la mia scelta delle citazioni. Lui e la sua spalla, Todd, che si era autodefinito tale, usavano la mia Bacheca delle Citazioni per risolvere controversie in corso – qualunque cosa, dal calcolo sul grado del nostro isolamento nello spazio profondo al “Quanto lontano si è spinto Goebbels con Katherine Anne Porter quando si frequentavano negli anni trenta?” Usavano quell’area di dibattito per comunicare tra loro, con me, e con un pubblico che non rispondeva mai, la utilizzavano per ogni cosa, dalla battuta personale di Todd sull’“a canone” alla richiesta da parte di Ressler del nome, perduto per via di una di quelle rare manchevolezze della sua memoria, della tendenza delle lingue a diventare più semplici – a scartare forme flessionali e a consolidarsi. Avevo orgogliosamente prodotto, senza rivelare le mie manovre: R: Sincretismo. La bacheca diventò il loro telefono meccanico privato sebbene non avessi mai visto Ressler in biblioteca. Dev’essere passato di lì regolarmente, ma i casi erano due: o calcolava le sue visite per evitare il mio turno, o riusciva a diventare invisibile in pubblico.

Mentre venivo a conoscenza della sua storia, continuai a rubare le sue citazioni per mio uso personale. Proprio mentre davamo il via al nostro piccolo atto di decriptazione, affiggevo brani tratti da quella storia di Poe, la stessa che gli mostrò la sconcertante propensione umana per la metafora. “Il caso e una certa predisposizione della mia mente” – scrive il crittografo dello Scarabeo d’oro, un personaggio enigmatico del suo inventore – “mi hanno portato ad appassionarmi a questo genere di indovinelli e vi è giusto motivo di dubitare che l’ingegnosità umana possa creare un enigma di un tipo che l’ingegnosità umana non possa risolvere con una paziente applicazione.” Lo attaccai il 21 agosto, il giorno dopo aver conosciuto per davvero il dottor Ressler. Anche se ci eravamo scambiati solo pochi paragrafi, continuavo ad andare con la mente ai suoi lunghi e complessi periodi, al significato sotteso.

Dissi a Tuckwell che quella sera sarei uscita con una coppia di amici arrivati in città. La vecchia assurdità secondo cui mezza verità è meglio di una bugia bell’e buona. Keith era così sollevato di non dover aprire il nostro appartamento a una serata di ricordi che non domandò nemmeno di quali amici si trattasse. Mi diede carta bianca per la serata. Avevo l’indirizzo del magazzino e un invito valido in qualunque occasione. Dovevo soltanto percorrere qualche strada dalla biblioteca e soddisfare la mia curiosità, rispondere alle mie domande, per una volta tanto. L’anonimo edificio color ruggine era fiancheggiato da due muri di mattoni scoscesi e fuligginosi, canaloni che la luce del sole non avrebbe più illuminato finché non fossero caduti tutti gli edifici. Dal lato del vialetto, si affacciava sulle banchine di carico. Sulla strada, finestre lunghe quanto un piano e orlate di pietre lavorate si riempivano di oscurità indisponente. Dall’esterno, era uno di quei posti ammuffiti con il cartello AFFITTASI in pianta stabile, innumerevoli mattoni della fine del diciannovesimo secolo che dopo il mio secondo giorno in città non notavo più. Pensai: Il rogito notarile per questo posto è andato perduto. Nessuno ne è il proprietario. Uno spazio dimenticato pigiato tra spazi dimenticati, stipato dal soffitto al pavimento di schedari di legno di un centinaio di anni, documenti che lentamente si impregnano di ammoniaca. Niente poteva essere più lontano dalla verità. In edifici anonimi dai cornicioni di cemento, viene deciso tutto.

Sbirciai dentro la torretta del primo piano. Non riuscivo a distinguere nulla dalle sbarre di quarzo e ferro grigio fumo. Davanti alla porta principale, percorsi con lo sguardo tutti i pulsanti finché non trovai il monogramma appropriato per l’azienda, MOL – Manhattan On-Line. “Se lo ricorderà,” mi aveva detto Todd al telefono, “perché non siamo a Manhattan e non siamo on-line.” Riflettei un’ultima volta e premetti il campanello. Dopo un secondo, si sentì una trascrizione metallica della voce di Todd al citofono. “Amico o nemico?”

© 2020 La nave di Teseo

25 giugno 2020

 

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