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Rileggere Democrito e Severino

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Due appunti privati messi qua nel mio diario in pubblico:

  1. Umberto Eco, La lingua dell’Europa è la traduzione.

    (2) Ricordare che nell’abusato frammento di Eraclito Πόλεμος πάντων μὲν πατήρ ἐστι, πάντων δὲ βασιλεύς, καὶ τοὺς μὲν θεοὺς ἔδειξε τοὺς δὲ ἀνθρώπους, τοὺς μὲν δούλους ἐποίησε τοὺς δὲ ἐλευθέρους – (Copio la trad. da Wiki: Polemos è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi) – Polemos va inteso, ha spiegato Massimo Cacciari, come “relazione, contesa” e non “guerra”.

    E riprendere la lettura di Severino di “Intorno al senso del nulla”: «… che la parola “cosa” significhi questa conflittualità, mostrata nelle antiche formazioni linguistiche della terra isolata è una figura che rinvia alla conflittualità originaria, dove la “cosa” è la risultante della lotta tra la volontà e l’Inflessibile, ossia è la forma originaria (quindi preontologica) del divenir altro. Dicendo che Pòlemos è il padre di tutte le cose e che quindi ogni cosa è lotta, conflitto, Eraclito dice già implicitamente che il conflitto è il significato originario dell’esser “cosa” – sì che, come altre volte ho rilevato, si può dire che, nella terra isolata, la cosa è la madre di tutte le guerre».

Si può vedere l’Eraclito piangente di Rubens al Museo del Prado, ma non dimenticare il suo Democrito che ride.

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