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La medicina delle parole e dei passi di Andrea Vitali

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Riprendo la mia rubrica, e la mia vita, da Bellano sul lago di Como.

Lunedì ho fatto la valigia e sono partita per tornare alle origini laghee.

Sono uscita dal torpore letterario e dal terrore sanitario.

Scrivo dalla finestra vista lago, dove mi godo l’arrivo di un burrascoso temporale – ahimè non sospinto da un portentoso Menaggino, da cui il mio soprannome Menaggina, “solo” da un robusto Tivano che batte da nord – con il vento che sibila, le onde che tingono di bianco il lago e il dondolio musicale che sballotta le imbarcazioni nel porticciolo.

Anch’io sono sballottata dalla furia epidemica – e infodemica – e sono approdata sulle amate rive dell’infanzia per riprendere a camminare in natura, leggere nell’erba e scrivere all’aria aperta, respirando il cielo.

Il borgo mi ha accolto con calore e con il tipico umorismo rivierasco: “Forestiera (se non sei nato e vissuto qui, sei un furesta) vieni che ti proviamo la febbre”, dicono le canaglie del Bar Arnold’s cercando d’infilarmi il termometro tra le tonde terga. Cos’aspettarsi dagli spiritosi cialtroni di un luogo chiamato Bellano?!

Ho incrociato in contrada l’Andrea, come tutti qui chiamano il medico/scrittore Andrea Vitali, fresco di nuova pubblicazione delle sue argute e spassose narrazioni, sempre ambientate nel borgo degli artisti.

Nel nuovo romanzo, Un Uomo in Mutande (Garzanti), tornano i casi del Maresciallo Ernesto Maccadò, personaggio già presente in diversi libri, diventato ormai protagonista di una picaresca ed esilarante trilogia, insieme ai precedenti Nome d’Arte Doris Brilli (Garzanti 2018) e Certe Fortune (Garzanti 2019).

Movimenti sospetti nella notte a Bellano: forse allucinazioni, forse faccende private, forse non proprio reati. Forse, così si legge nella sinossi del romanzo. La trama prende spunto dall’avvistamento notturno di un uomo in mutande per le contrade del paese: chi sarà mai? Quale torbido segreto nasconde la fuitina smutandata? Il maresciallo, stuzzicata la sua curiosità, si troverà a indagare spinto dal buon senso che lo contraddistingue, regalando al lettore una piacevole immersione in altri tempi.

Le opere di Vitali sono animate da personaggi peculiari e pittoreschi che popolano la commedia umana, contraddistinti da nomi bizzarri frutto di un’attenta ricerca negli archivi e nei ricordi dello scrittore, cresciuto in una sorta di gineceo accudito da tre zie zitelle: zia Rosina, zia Eufrasia, zia Mirandola. Tanti anche i soprannomi, com’è tradizione nei paesini, tra cui ne ricordo uno in particolare, nel libro Olive Comprese, quello di tale Luigina Piovati, detta l’uselànda, ossia l’ornitologa …

Andrea è uomo dalla penna sagace e tenera, che tratteggia e tratta con misericordia le debolezze umane. I suoi racconti sono vividi ritratti delle vicende umane, in cui espone i capricci – meglio, l’uzzolo – e le ubbie dei suoi protagonisti, senza mai metterli alla berlina ma accudendoli con bonario affetto e condendo le vicissitudini di spiccata ironia. Da medico – la sua professione per 30 anni, mestiere che durante la fase più acuta della pandemia, ha ripreso per aiutare, anche a confortare, i suoi concittadini – Andrea è abituato a indagare i solchi della psiche, a diagnosticare malanni, anche dell’animo. Nel corso di un’intervista alla trasmissione Frontiere, parlando della scelta di abbandonare la professione medica per fare lo scrittore a tempo pieno, Andrea ha dichiarato con la sua ironia manzoniana: Ho preferito il lavoro meno pericoloso per la salute degli altri: scrivere racconti. In realtà, entrambe le professioni sono curative, panacea per corpo e anima.

I libri costituiscono gli ingredienti della ricetta per il benessere mentale. Se non li avessi avuti accanto nella mia vita, e non solo durante il confinamento, sarei sconfinata nella follia e senza l’educazione ai sentimenti che trasmette la letteratura sarei stata una disadattata emotiva, e non un’impenitente zitella monella!

Vitali è uno scrittore puro, attento al ritmo delle parole, con le quali ama giocare, un uomo che brilla per assenza di vanità e supponenza, umile e gentile. Da anni, presta anche servizio di volontariato in una struttura per persone affette da disturbi psichici, cercando di spazzare via lo stigma che persiste nei confronti di chi soffre di disagi mentali.

La scrittura di Vitali cura con la terapia delle parole, possente antidoto alla tristezza e alle angosce del quotidiano, trasportando i suoi lettori nel fantasmagorico microcosmo di Bellano, dove si muovono i suoi caratteristici personaggi – il maresciallo, il sindaco, il prevosto e numerosi ritratti femminili di donne intraprendenti e moderne, come la montanara Suor Anastasia, altro personaggio ricorrente – tratteggiando un genuino elogio della vita di provincia.

Mai come in questo nuovo (dis)ordine mondiale, ho sentito la rigenerante necessità di abbandonare la vita urbana per abbracciare quella più semplice, e lenta, di paese nella sublime cornice di questo borgo affacciato sulla sponda orientale del lago di Como.

Durante l’intervista che ho fatto ad Andrea dal cinema di Bellano per la presentazione del libro – che potete vedere qui gli ho chiesto quanto centrale fosse il paesaggio nei suoi libri, scenario immutato sin dal suo esordio letterario, avvenuto nel 1990 con Il Procuratore. Il borgo è protagonista di tutte le sue opere, intriso di sapori e odori dei piatti della tradizione locale e del lago (Andrea è curioso di capire come definirne il profumo) e di scanzonate osterie dove il vino scorre a fiumi, come testimonia anche la toponomastica locale con la frazione di Ombriaco da cui viene il soprannome Magnavin dato ai bellanesi.

I racconti sono frutto della mia fantasia, mi dice Andrea, ma i luoghi sono reali. Il cliché del lago quale scenario deprimente capace di condurre addirittura al suicidio è assolutamente da sfatare. Il lago stimola la contemplazione e la riflessione, pacifica lo spirito e allevia le tensioni. Abbiamo conversato di come i repentini cambi d’umore del lago si rispecchino altresì in quello umano perché se non psicopatici, di certo noi laghee siamo meteoropatici, e “brumosi.”

Daria Bignardi a proposito della prosa di Vitali e delle brume del lago scrisse: Andrea Vitali descrive così bene le brume lacustri che mentre leggevo mi è venuto il raffreddore.

Il ruolo centrale del paesaggio rientra anche nella “Strategia dei Diecimila” alla base della guida I luoghi reali. Andrea Vitali e i borghi degli artisti (Cinquesensi Editore) corredata da brevi testi tratti dai suoi romanzi e illustrata dalle immagini del rinomato fotografo locale Carlo Borlenghi: Da qualche tempo pratico fisicamente questi luoghi reali. Mi spinge a ciò la necessità di vincere la confortante pigrizia della scrivania e l’allettante divano sul quale consumare le pagine dei libri altrui. I diecimila passi quotidiani così raccomandati affinché cuore e polmoni ritrovino l’ossigeno dell’aria aperta muovono i miei “Passi a piedi, passi a memoria” se mi è lecito citare il romanzo di Antonio Castelli… Ecco perché pratico la religione dei diecimila passi … Passeggio sul palcoscenico della mia vita e delle mie storie e avverto il brivido di percepire un’anima sotto i miei piedi, voce di voci, eco di gesti. E al termine dell’esercizio quotidiano, gratificati cuore, polmoni e muscoli, già penso all’indomani, quale sentiero o deviazione prendere, in quale angolo fermarmi un po’ più a lungo. Quale sorpresa mi riserveranno insomma, e ancora, questi miei, nostri luoghi reali.

Sposo appieno la filosofia di parole e passi del Vitali, l’unica religione pagana alla quale io sono devota. Da quando sono tornata zu al lac, ogni giorno mi dedico a lettura e scrittura e a passeggiare un paio d’ore nei boschi a zonzo sull’antico e magico Sentiero del Viandante, un percorso escursionistico di sentieri e mulattiere affacciato sulla riva orientale del lago che si estende per 45 spettacolari chilometri da Abbadia Lariana fino a Colico.

Vagabondando in natura, respirando a pieni polmoni il profumo della vegetazione primaverile e rubacchiando ciliegie e fragoline di bosco, companatico del viandante, ritrovo il mio benessere psicofisico, riportando il corpo in sintonia con la mente, lasciandomi ispirare dai luoghi dell’anima, nel mio buen retiro sulle cangianti acque del lago.

A piccoli ma costanti passi scaccio l’ansia per il futuro, ascolto le voci della natura e mi rigenero nel silenzio, lontana dal frenetico e malefico brusio cittadino, abbandonando il tanto rumore per nulla.

Qui la vita scorre più vera al giusto ritmo umano.

L’impossibilità attuale di viaggiare lontano, mi “costringe” a scoprire e riscoprire i luoghi della mia infanzia.

A perdermi nei boschi per ritrovarmi.

A lasciare il sentiero battuto per deviazioni naturali.

A riflettere sul libro che mi accingo a scrivere e che da sempre abita dentro me.

E’ venuto il momento di farlo uscire dopo un confinamento durato decenni.

So già dove lo presenterò e soprattutto chi me lo presenterà, vero Vitali?!

Alla prossima avventura di questo lunatico diario di bordo.

D’alto bordo, sia chiaro.

Vostra Contessina Menaggina Vien dal Lago.

Roberta Denti

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