Quale è il senso di un giornale e, più in generale, di una stampa espressione di una comunità? È quello di rivolgersi al suo interno, scivolando nell’autocelebrazione (dando spazio solo alle posizioni di maggioranza, onde evitare il terribile rischio di apparire divisa) o nell’autoreferenzialità (inevitabilmente foriera di sterilità esistenziale)? O piuttosto vale la pena di rischiare l’apertura, scommettendo sull’arricchimento che deriva dal confronto con la società in cui si vive? Un confronto che, laddove condotto con ntelligenza e nella fermezza di ciò che si è, finisce inevitabilmente per arricchire entrambi i soggetti dello scambio?Questo, in sostanza, il cuore del dibattito che l’ebraismo italiano sta vivendo in questi mesi. Un dibattito al quale il numero di febbraio di “Pagine Ebraiche” – il mensile dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, diretto da Guido Vitale – fornirà due importanti contributi-risposte scritti da Anna Foa, storica dell’età moderna e firma prestigiosa di tanta stampa italiana (ebraica e non), e da Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
(Giulia Galeotti – L’ Osservatore Romano – Pag. 4 – 24/01/2012)