Vorrei ri-tradurre “Cento poesie di Marina Ivanovna Cvetaeva”, cominciando da questa tradotta magistralmente da Pietro Zveteremich, pertanto spero di trovare lungo la mia strada una traduttrice che mi aiuti nella versione (che non è traduzione) che conosca bene la vita di Marina e possibilmente che la sua lingua madre sia il russo. Lo so che c’è Serena Vitale, ma anche i sogni (e i segni) hanno un limite.
La mia strada non passa vicino alla-tua casa.
La mia strada non passa vicino alla-casa di nessuno.
E tuttavia io smarrisco il cammino
(specialmente di primavera!)
e tuttavia mi struggo per la gente
come fa il cane sotto la luna.
Ospite dappertutto gradita,
non lascio dormire nessuno!
E con il nonno gioco agli ossi,
e con il nipote – canto.
Di me non s’ingelosiscono le mogli:
io sono una voce e uno sguardo.
E a me nessun innamorato
ha mai costruito un palazzo.
Le vostre generosità non richieste
mi fanno ridere, mercanti!
Da me stessa mi erigo per la notte
e ponti e palazzi.
(Ma ciò che dico – non ascoltarlo!
È tutto un inganno di donna!)
Da sola al mattino demolisco
la mia creazione.
Le magioni – come covoni di paglia – niente!
La mia strada non passa vicino alla tua-casa.