Nel silenzio e nel nascondimento Jim Hawkins prese la sua decisione. Passarono sopra la sua testa bianchissime nuvole e voci ed ombre si agitarono e sfilarono gli uomini di mare e l’uomo da una gamba sola e dalle loro bocche si accesero i fuochi dell’ardore e della rivolta. Jim pieno di compassione per l’uomo, di fiducia per il suo simile, quella calda volontà che sempre smuove l’intimo di un bravo ragazzo e che screzia di rosso il nero del cielo quando è da poco tramontato il sole, gli fece comprendere nascosto in un barile, acquattato come un piccolo animale,“che la vita di tutti gli uomini onesti a bordo dipendeva unicamente” da lui!. Hispaniola! Urlava come una voce dentro di lui, mentre risuonava il fruscio delle acque contro la prua e i fianchi della nave.
Solo, in quel tempo fermo, Jim Hawkins divenne un adulto.
Quante volte sono ritornato all’isola del tesoro e quante volte ancora ci ritornerò, poiché tra le cose che maggiormente amo, come le amò Borges, ci sono “gli orologi a sabbia, le mappe, la stampa del secolo XVIII, il sapore del caffè e la prosa di Stevenson”.
In questa splendida edizione di Orecchio acerbo, illustrata da Maurizio A. C. Quarello e tradotta da Angiolo Silvio Novaro, ho trovato davvero quel tesoro che come me alcuni cercano quando passano le loro mani sui ponti delle proprie librerie o nelle polverose biblioteche delle loro città, dove il mare infuria anche dove non c’è il mare, e dove non ci sono né gli albatri e né i gabbiani, dove le lanterne non rischiarono il buio delle notte e dai masconi non si sente provenire alcun boato.
La schiuma di quella notte, la paura e la determinazione come la salsedine o l’odore del rum, fece di Jim uno dei miei migliori amici, e ci legammo come fratelli ed ancora oggi quando ritorno nella biblioteca dei miei genitori mentre qualcuno ancora mi chiama, là fuori io sento risuonare quella canzone : “Quindici uomini, quindici uomini sulla cassa del morto / Yo-ho-ho, e una bottiglia di rum….”
Edoardo M. Rizzoli