Da oggi è in libreria L’armonia dei frutti bacati di Roberto Tiraboschi, Edizioni e/o, 2023, pp. 224, € 18,00.
È la storia di tre giovani adulti alla ricerca di una direzione nella vita che attraversano la vivace città di Milano poco prima dell’epidemia di Covid19.
Milena ha il sogno di diventare un’attrice teatrale, ma lotta con i propri demoni interiori. Sabrina cerca di rimarginare una ferita segreta del suo passato e spreca energia saltando da un lavoro all’altro.
Guglielmo è un narcisista patologico, dipende dalle relazioni malate e dalle apparenze per sentirsi realizzato. I protagonisti non si lasciano fermare da nulla e si trovano coinvolti in una serie di bugie, tradimenti e dipendenze incrociate, mentre cercano disperatamente di trovare un senso di armonia perso.
Dopo lo scoppio del Covid, succede qualcosa che cambia il corso della storia: Sabrina scompare da Milano e Milena decide di cercarla. Indagando scopre che molte cose che credeva vere erano in realtà bugie e la storia tra i tre amici ricomincia.
Il libro è il ritratto della società moderna, non una terra promessa ma un albero con tanti frutti bacati, “puoi togliere la parte marcia con un coltellino e il frutto non è da buttar via, è ancora buono. Solo che il buco rimane”.
Carlo Tortarolo
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Senza nemmeno dirmi addio. Rientrando a casa ho notato la porta della sua camera spalancata. Non accadeva mai, un chiaro segnale.
Le tapparelle mezze abbassate, il letto rifatto alla perfezione soffocato da quell’antica trapunta a fiori. I vestiti, di solito ammucchiati sulla poltrona, scomparsi. La scrivania vuota. Un ordine meticoloso e asettico simile a quello di una camera d’albergo in attesa di un nuovo ospite.
Sono entrata nel cucinino sperando di trovare un messaggio sul frigorifero. Facevamo così, di solito, per le comunicazioni della giornata.
La calamita a forma di tartaruga, in quella distesa abbagliante di bianco, tratteneva il vecchio post-it: “Fatto. Se mi cerca, tu non sai dove sono”.
Ho immaginato le ragioni di quell’abbandono improvviso.
Tutto era precipitato in pochi giorni. Non avevo capito, non ero stata capace di cogliere gli indizi.
Dovevo prevederlo: la comparsa di una variabile maschile porta spesso complicazioni irreversibili.
Si sentiva in pericolo, non poteva resistere un minuto di più rinchiusa nella stessa casa con la complice del suo aguzzino.
Non ho mai vissuto un’amicizia così intensa, ricca e nello stesso tempo così contorta e oscura. Per la prima volta mi ero trova ta in comunione con una persona del mio stesso sesso e, per una imperscrutabile concatenazione di eventi, l’alchimia si era rotta.
Le storie d’amore esclusive e assolute mi sono sempre parse una costruzione falsa, il racconto di un desiderio piuttosto che una realtà possibile.
“Il grande amore della mia vita”: una frase a effetto che nasconde incrinature e segreti inconfessabili.
Era stata probabilmente questa convinzione a non permettermi di valutare la situazione con la dovuta obiettività.
Quando l’ho visto nascere e poi crescere, il grande amore, e l’ho toccato, camminando al suo fianco, ho sempre mantenuto una specie di freddezza sospettosa.
Questo è stato l’errore, non essere riuscita a immedesimarmi nei suoi sentimenti e cogliere le ombre che andavano addensandosi. Così mi sono lasciata trascinare lungo la china fino all’inevitabile conclusione catastrofica.
L’avevo persa, se n’era andata. Aveva lasciato la sua casa in mano al nemico.
Qualcuno dice che sono superficiale, dispersiva, qualche volta calcolatrice. Quanto è accaduto prova il contrario. Ho agito sempre per il suo bene, anche se lei non mi ha creduta. Ai suoi occhi rappresentavo una minaccia. E non è facile dimostrare il contrario.