Riemerge come un sasso dallo stagno, come una piccola storia nella grande storia sommersa, lasciata andare nella sua vertigine di crudeltà e assenza. Mi limitavo ad amare te è un romanzo a suo modo salvifico che non lascia spazio alla censura ipocrita della dimenticanza e riprende colore e vita nella storia di Nada, Omar, Sen, Danilo, Ivo i bambini e le bambine di una terra, una nazione smembrata, una guerra di fratello contro fratello, la prima guerra in Europa dopo la seconda guerra mondiale.
Partiamo dal titolo: anche esso riaffiora da una traduzione audace di un verso di una poesia (Cerco la strada per il mio nome) di Izet Sarajlić, uno dei maggiori poeti europei del secondo Novecento. Sarajlić grande cantore della Sarajevo città dell’amore e poi della città martire scrive: Dok je istoria tramala šta sam ja radio? Prosto tebe volio. Cosa stavo facendo mentre si faceva la storia? Semplicemente ti amavo oppure … Mi limitavo ad amare te.
Rosella Postorino è riuscita ad intrecciare le storie dei bambini di Sarajevo con la loro terra; siano essi mussulmani che cristiani sono bambini dimenticati, lasciati in orfanatrofio, lasciati al loro destino, un destino che abbia il sapore di ciliegie rubate da un albero, una possibilità di salvezza che dia loro una possibilità di sopravvivenza.
Mi limitavo ad amare te è dunque un romanzo di guerra, una guerra dimenticata e frettolosamente riposta nei cassetti della Storia… dopo quasi cinquant’anni di pace, ribatteva il padre, era inconcepibile l’idea di usare armi per fermare un conflitto nel cuore dell’Europa, o no?, ma è anche e soprattutto un romanzo di pace, provare a ricostruire una pace, una vita di pace e di amore.
I bambini vengono portati in Italia nel luglio del 1992 per scampare alla guerra e qui il mondo si capovolge: partono per una estate, per un assedio ed invece la guerra durerà quattro lunghi anni. Alcuni di loro verranno adottati da famiglie italiane, altri cresceranno nelle strutture che li ospita in Italia, una Monza evanescente, una Romagna accogliente: la Bassa che sa di mare e di salsedine.
Mi limitavo ad amare te diventa pagina dopo pagina un romanzo di amicizia e poi di amore. Una amicizia che non sceglie ma viene scelta; un amore che è a volte struggimento altre desiderio di riscatto, di conquistare un mondo diverso, di conquistare ciò che ci è stato tolto attraverso un amore nuovo, un desiderio inconcepibile di pace nonostante a volte non siamo capaci a non ferire e a non lasciarci ferire.
Narrato con gli occhi dei bambini è il desiderio struggente di ritrovare la madre, quella madre che ci ha generato e che ci abbandona a volte per darci la possibilità di vivere. Una vita da sopravvissuti? Forse, ma è pur sempre una vita da tenerci stretta … se non pensassimo di dover essere felici a tutti i costi, se non pensassimo che lo scopo è la felicità … come fossimo nati per realizzarlo, accetteremmo la sofferenza con meno disonore, con meno rabbia, con meno bisogno di capire …
Rosella Postorino ce lo racconta attraverso le pagine che si susseguono una nell’altra come gemme incastonate e ce lo rivela alla fine, quasi fosse una sua necessità, un suo dolore, a suo modo una sua incapacità: paura di perdere gli affetti più cari e desiderio di spiccare il volo.
E poi in corsivo tra le pagine di questo romanzo a suo modo struggente c’è un coro, una scrittura arcaica, un coro greco che ci ricorda quanto la crudeltà è difficile da scardinare dal cuore degli uomini, quanto sia difficile imparare a vivere di nuovo … dopo… dopo che sembra tutto finito.
Nada che in spagnolo significa Niente ma nella sua lingua madre significa Speranza, Omar che contro ogni lucida perversione continua la ricerca della madre, Sen che si accontenta di averne trovata un’altra, Ivo che non sa perdonare neanche se stesso, Danilo che promette e tradisce… eccoli presentarsi come stelle cadenti di un mondo dopo … e ci chiedono di non dimenticarci di loro questa volta.
Maria Caterina Prezioso