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Salvatore Toscano. Gli stupidi e i furfanti

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14.759 sono i giorni che un uomo ha passato sulla Terra prima che un infarto lo uccidesse, lasciando una vita che gli piaceva, con due figli piccoli e sua moglie. 14.759 sono i giorni che il figlio, ormai uomo, sta per raggiungere. In questo conto alla rovescia, Salvatore Toscano incastra tutta la sua narrazione. Gli stupidi e i furfanti, edito da Baldini+Castoldi è un libro di ricordi, un romanzo di formazione, ma anche una storia d’amore.

Quello che traccia Toscano è un percorso che non va mai da A → B → C, come avviene nei racconti di trama, ma sempre da A → Z e da Z → A.

Il movimento è sempre dal passato al presente e viceversa, le motrici sono il lutto e l’amore e il tentativo di metabolizzarli entrambi attraverso questo almanacco delle passioni.

Ci sono due personaggi, oltre il narratore e più presenti del narratore stesso il quale si osserva dentro questi labili specchi d’acqua che sono l’amata, a cui cerca di raccontare chi è, capire chi sia attraverso lei e suo padre, che vorrebbe capire adesso che le loro età stanno per combaciare. Perché questo lutto, questo trauma, non è mai stato davvero affrontato e solo adesso che è innamorato e che deve concedere se stesso all’altra perché lo accetti e lo accolga, allora Salvatore trova la forza di fermarsi e di riflettere.

È questa una storia vera, di vita, dove Toscano ci illustra le sue passioni: il Napoli di Sarri; la musica; i film di Rocky; la letteratura; lo sport.

Non esiste una trama precisa in questo che rimane un racconto di formazione, dove il lettore osserva il lento processo di mutazione di un ragazzo che vuole diventare uomo e, per farlo, deve affrontare la dolorosa ferita, aprirla con le dita e guardarci dentro.

E dentro questa crepa, Salvatore ci permette di vedere tutto quello che lo ha tenuto in vita: la musica, il calcio, la letteratura. Troviamo la sua famiglia, i cugini, gli amici, l’amore. Salvatore separa ognuno di questi elementi e li osserva, li scompone, li processa.

È questa, anche, una lunga lettera al padre e al figlio, un passo del perdono, dove per fare due passi avanti, c’è bisogno sempre di un passo indietro.

Tutto viene affrontato con leggerezza, con ironia. Salvatore Toscano è uno scrittore coraggioso e di grande talento.

Gli stupidi e i furfanti è un libro autunnale, che ha bisogno del freddo, della dolce solitudine in cui sprofonda il lettore la sera. È un libro serale, anche, che sarà felice sotto una coperta. D’estate, con la sabbia e il frastuono, con la distrazione, vanno bene i gialli, i rosa, i noir, i libri con molta azione. Questo, invece, è un romanzo introspettivo come quelli di Sinigaglia, come La signora Dalloway, è un antidoto contro la solitudine (per citare un autore, Wallace, a cui Toscano è tanto legato) dove ritrovarsi in tante riflessioni, dove trovare un essere umano, uguale a noi.

Infine la copertina che trovo molto bella e, da sola, capace di dire moltissimo di cosa sia questo romanzo. La porta scardinata, la stanza, il mondo interiore finalmente illuminato, il mare oltre. Parlando con Salvatore, mi ha detto che aveva bisogno di liberarsi, di raccontare questa storia così personale, altrimenti non sarebbe stato in grado di andare oltre. Il suo è un esordio liberatorio, che porterà ad altri racconti, io credo, meno personali, ugualmente potenti.

Pierangelo Consoli

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Salvatore Toscano, Gli stupidi e i furfanti, Baldini+Castoldi, 2024, Pp.304, Euro 20

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