Impaziente ammissione alla custodia delle emozioni, alle sfumature estreme di ogni coraggioso e sfrontato pensiero, il congedo visionario e onirico dalle oscure oscillazioni del cuore, il rovesciamento degli ideali, la luce fiammante delle malinconiche, aspre e ansiose dichiarazioni poetiche, questo è Decameron 57. The dual nature of silence – La duplice natura del silenzio, di Sàndor Halmosi.
Il poeta rivela il dualismo dell’uomo in relazione all’essenza reciproca di unione e di opposizione alla sostanza emotiva, alterando le espressioni diaboliche e angeliche della coscienza, coglie istintivamente i disinganni sommersi della materialità nella compiacente intuizione sensibile, decifra con osservanza scrupolosa le attraenti contrarietà dei moti dell’anima nella persistenza esistenziale del caos.
Lo sfrenato e smanioso desiderio descrittivo sostiene l’ordine di un culto estetico, dilatato nella composizione linguistica e visiva di ogni lirismo nei versi, definisce lo stile e il carattere degli azzardi frenetici, esalta lo smarrimento delle parole. Il ritmo poetico di Sàndor Halmosi è sempre incalzante e autentico, scandisce l’inaspettato e le incoerenze della vita, conservando una evidente esclusività a ogni confidenza, decorando di segni, metafore e simboli il prezioso significato dei sentimenti.
Una perfetta e inattaccabile estensione evocativa, una voce intensa e agguerrita, scontrosa e irriverente, ma irrimediabilmente vera. Sàndor Halmosi è un incantatore di scenari invisibili, sa tracciare la condizione della sofferenza e della gioia, indicare le situazioni ciniche e drammatiche senza dimenticare mai la potenza viva e presente della poesia, intrattenere amabilmente il sortilegio della sua irrequietezza e celebrare la preghiera spirituale di fatalismo e di precarietà, schernendo l’instabilità e l’imperfezione umane.
I versi scavati nell’anima resistono all’usura della prevedibilità, celebrano e dimenticano la traccia di ogni stimolo esterno, i turbamenti avvinti con fermezza a una irrevocabile e magica spirale teatrale, mantengono il limite sconosciuto del tempo umano, si dispongono all’ineluttabile consapevolezza e preservano le risorse dell’esperienza. Ogni poesia disegna su di sé la propria autonomia, ogni amara osservazione è deformata dalla freddezza delle incertezze, il verso discontinuo muta provocatoriamente il coinvolgimento istintivo e irrazionale, conducendo il lettore verso un itinerario libero, in accordo col fluire delle sensazioni.
Halmosi rompe gli schemi, modificando le reazioni oltre l’orizzonte degli sguardi, allenando le alchimie letterarie nel sottile artificio del possesso autobiografico, nell’ombra di un sapore pungente e distaccato. L’occhio del poeta si posa sull’intento dell’ispirazione immaginaria sovrastando la temerarietà e la riflessiva intensità del gioco della vita.
La sincopata e imprevedibile trasposizione del silenzio, scandito dal privilegio impercettibile della comunicazione, aggira gli ostacoli della disperazione e si priva dell’assenza oltrepassando il confine interiore di nuovi profili d’introspezione.
Rita Bompadre
Recensione al libro Decameron 57. The dual nature of silence – La duplice natura del silenzio, di Sàndor Halmosi, trad. Laura Garavaglia, I Quaderni del Bardo Edizioni 2020, pagg. 230 € 11.50
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Di seguito alcuni testi tratti dal libro.
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Lei non aveva un nome
No, lei non aveva un nome
Le donne non hanno nomi nei sogni
Arrivano soltanto
Guardano in modo misterioso
Dal retro
Bussano
Scendono dalla soffitta
E fluttuano via
Davanti alla porta che dà sul corridoio.
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Portiamolo con noi
dal profondo dei tempi
la tenace delicatezza delle piante
e tra le piante viveva
ogni dolore
e ogni perdono.
La consapevolezza che chiunque
giochi con i sentimenti
rischia la vita
e la consapevolezza
che la vita è tutta da vivere
e che questo è l’unico modo
per sopravvivere.
Attraverso la tenerezza del corpo.
Come tessuto dello spirito.
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Tremito
Non è nemmeno iniziato, eppure continua.
Come le piogge dentro di noi, le foreste in fiamme.
Le separazioni, le mattine solitarie.
I campi di lavanda, le cime delle isole.
Come dopo la nostra ascensione al cielo,
Anziché noi.