«Mi rinfranca trovarmi ormai così distante, qui sulla poppa, la brezza in volto, a osservare le rovine fuligginose che s’inabissano velocemente all’orizzonte».
Madison Smartt Bell, Quando le anime si sollevano, Alet
«Ho avuto un’improvvisa rivelazione sulla straordinaria uniformità della vita nel corso delle varie epoche. Ecco perché oggi possiamo leggere Omero, Sofocle e Shakespeare e sentire che ci parlano di noi».
Paul Auster
«Perché il salario del peccato è la morte».
Romani, 6, 23.
Le confessioni di Frannie Langton di Sara Collins, edito da Einaudi, è un libro insolito, uno di quelli che andrebbero provvisti di avvertenze: maneggiare con cura o cose simili. È un libro che ci parla di un mondo di contraddizioni e di paura, che inquieta, sapendo che ci sono cose, come scrive Neil Gaiman in Trigger Warning (Mondadori), che «ci aspettano al riparo delle tenebre».
Ciò che colpisce allo stomaco è la lingua franca della protagonista, Frannie, e il suo carattere, il modo in cui si presenta «scura e compatta e forte come un cavallo», per quanto, pur essendo mulatta, fosse «più pallida di qualsiasi altro nero della tenuta».
Ciò che da subito vediamo in lei è un che di selvaggio e di primordiale. Eppure quel suo modo furioso e animalesco l’ha spinta ad afferrare il libro che la sua padrona aveva in grembo, desiderosa di quell’oggetto, desiderosa di imparare a leggere e a scrivere come un europeo. Frannie verrà frustata per questo, ma la sua padrona, Miss-bella, manterrà la promessa di educarla.
Per tutto il romanzo l’aria è avvolta come da un umido velo di consistente suspense. Vedremo la vita crudele e tragica delle piantagioni d’Oltremare aprirsi ai nostri occhi come un guscio, conosceremo la ferocia dei padroni di Paradise in Giamaica, e la durezza della civile Londra, dove Frannie diverrà la serva di una coppia alla moda, George Benham e sua moglie. Frannie sarà la cameriera, la segretaria della bella ed eccentrica signora Marguerite Benham, sarà questo e altro ancora: «la verità è che c’era amore e odio, la verità è che l’amore fa male peggio».
Il romanzo è scritto in una forma di confessione, chiaro omaggio a Les Confessions di Jean-Jacques Rousseau, su cui Frannie si imbatte nella casa del proprietario della piantagione, il signor John Langton.
Da qui, la vita risulta essere un’interessante miscellanea di esperienze, di appunti, di divagazioni sulle piante, di odori, di misture, di medicina locale, di animali, di riferimenti a trattati di botanica e farmacopea.
Da qui l’uomo bianco avrà degli “esemplari da studiare”. I progressi della scienza e gli orrori della discriminazione razziale si mescoleranno, come si mescolarono l’indaco e il sangue di capra in secchi di orina per preparare le tinture e affilare i pennini.
Questo libro è decisamente qualcosa di diverso, qualcosa che non si è più abituati a leggere. Si è avvolti in questa atmosfera che può dare delle soddisfazioni del tutto particolari, se si è disposti ad accogliere i moltissimi rimandi letterari e filosofici, i richiami ai diritti dell’uomo, alla scienza, al valore della parola libertà e agli abissi dell’animo umano.
A Londra, nel 1826, Frannie sarà accusata dell’omicidio dei suoi padroni. All’Old Bailey, il tribunale della capitale, la folla si radunerà per vedere Frannie Langton, la mulatta assassina, la schiava che sa leggere, la puttana e la seduttrice. Con forza Frannie racconterà la sua storia, il suo arrivo in Inghilterra, descriverà nei minimi dettagli l’impatto che ebbe nel suo animo lo svelarsi del mondo lontano dalla Indie Occidentali.
Di come tutto, fin dall’inizio fosse diverso da come l’avesse immaginato, dacché c’erano inaspettatamente «tanti di quei poveri. Bianchi sdentati e sporchi; bianchi con la pelle scorticata, irritata e butterata» e soprattutto, c’erano i bambini con le loro «facce dure e affamate», c’erano la paura e la rabbia.
In quella brulicante Londra ci sarebbe però stata la libertà e ci sarebbero stati i libri e tutto, come ovunque, avrebbe avuto un prezzo: «Ho avuto due amori: tutti i libri che ho letto e tutte le persone che li hanno scritti. Perché nonostante il gran polverone che solleviamo, la vita si riduce a ben poco, eppure i romanzi ci permettono di illuderci che abbia un senso».
Questo esordio letterario di Sara Collins convince e affascina. La scrittura è in molte parti brutale. La lettura è estremamente ricca di dettagli e si basa su riferimenti storici concreti e puntuali, come riportato nella nota bibliografica al termine del volume.
La narrazione affronta temi difficili, ci fa pensare e ci costringe ad appuntare dei passaggi, obbligandoci a cercare i rimandi. Sara Collins usa la lente del delitto per indagare meglio la società, e con questa lente straordinaria e potente, benché è certo che si vedano tutti gli orrori e le contraddizioni, è vero anche che emergano come una poderosa corrente la bellezza e l’amore.L’amore che in Frannie non indietreggia e non trema neppure di fronte all’avvicinarsi del patibolo e della morte.
«O dolce mio amore
confessa al viandante
che non abbiamo saputo morire
negandoci il frutto saporoso
e l’acqua d’oro, come la luna
E aggiungi che non morremo più
e che andremo per la vita
errando per sempre».
Sergio Corazzini, La morte di Tantalo, in Poeti italiani del novecento, a cura di Pier Vincenzo Mengaldo, Mondadori
Amok: stato psicopatologico crepuscolare caratterizzato da una improvvisa follia omicida, che insorge in seguito a shock subitanei provocati da eventi eccezionali, e di cui, una volta passato, non resta traccia nella memoria. Origine: voce malese; propr. meng amok “corsa pazza”, sec. xvi.
Edoardo Rizzoli
Rimandi e riferimenti letterari:
Stefan Zweig, Amok, Adelphi
Daniel Defoe, Fortune e sfortune della famosa Moll Flanders, Einaudi
Daniel Defoe, Le avventure di Robinson Crusoe. Seguite da Le ulteriori avventure e Serie riflessioni, Einaudi
Madison Smartt Bell, Quando le anime si sollevano, Alet
Recensione al libro Le confessioni di Frannie Langton di Sara Collins, Einaudi, traduzione di Federica Oddera, 2020, pagg. 432, euro 22.