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Sara Ficocelli anteprima. Niente di male

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Niente di male è il terzo romanzo di Sara Ficocelli, un’intensa riflessione sulle ambizioni e sui compromessi della cosiddetta “generazione mille euro.” La protagonista, Anna, lascia la sua tranquilla vita di provincia per inseguire il sogno di diventare giornalista a Roma. Lo stage in un prestigioso settimanale sembra la grande occasione che ha sempre desiderato, ma ben presto si scontra con la durezza di una realtà in cui il successo richiede sacrifici e compromessi.

Il romanzo esplora le sfide di una generazione che, tra precariato economico e personale, è costretta a confrontarsi con l’ipocrisia e l’ingiustizia di un mondo che le nega diritti fondamentali, presentandoli come privilegi. Un viaggio emozionante e amaro, che ci porta a riflettere su quanto siamo disposti a sacrificare per i nostri sogni e su quanto la società ci spinga ad accettare compromessi che minano la nostra libertà interiore.

Sara Ficocelli è nata a Pisa, ha vissuto a Roma e abita a Modena. Ha collaborato per Cosmopolitan, Donna moderna, Panorama Economy, Il Venerdì e dal 2007 scrive per il sito di Repubblica. Ha vinto i premi Paidoss e Sodalitas per inchieste su prostituzione minorile e discriminazione di genere in Italia. Niente di male è il suo terzo romanzo.

Stefano Bonazzi

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23 aprile 2007,

Roma

Un ambulatorio medico. La redazione di Terre di confine le sembrò fin da subito un ambulatorio medico. Il corridoio bianco, le luci al neon, le porte scorrevoli, i bagni pulitissimi. Tante porte dietro alle quali si in- tuiva che qualcuno stava lavorando. Il ticchettio delle dita sulla tastiera in sottofondo, qualche voce lontana che parlava al telefono. Un’atmosfera lenta, diversa da come l’aveva immaginata. Era salita al primo piano e nessuno le era andato incontro, così aveva timidamen- te bussato all’unica porta che aveva trovato socchiusa. Alla scrivania c’era una donna bassina, con i capelli a caschetto, che guardava lo schermo del computer con aria pensierosa. Alle sue spalle il poster de L’avventura di Antonioni e tutto intorno, ordinati sugli scaffali di due librerie a parete, decine di libri.

«Buongiorno, sono la nuova stagista, Anna Bonacini».

Tese la mano, ma la donna con i capelli a caschetto rimase qualche secondo a guardarla, interdetta.

«La stagista…», ripeté tra sé, forse sentendo per la prima volta quella parola in vita sua. Poi, come se qualcuno le avesse tirato una secchiata d’acqua, scattò in piedi e sfoderò un sorriso larghissimo, mettendo in mostra due file di denti perfetti.

«La stagista! Ma sì, benvenuta! Qualcuno mi aveva detto che saresti arrivata, non avevo capito che fosse proprio oggi. Sono la caporedattrice centrale, Laura. Piacere», e le afferrò la mano, stringendola.

Anna provò a darle un’età ma non ci riuscì. Quaranta, cinquanta?

«Vieni, ti faccio fare un giro», disse, continuando a guardarla e a sorriderle in modo entusiasta. La redazio- ne era piuttosto grande. Un labirinto di stanze e stanzette in cui ogni tanto dietro qualche porta compariva un gruppetto furtivo di persone intente a fumare e bere caffè. La caporedattrice parlava velocemente e indicava ogni ambiente col dito, guardando Anna di tanto in tanto con la coda dell’occhio.

«Qui è dove vengono a nascondersi tutti quando il direttore si incazza… E invece qui è dove si fuma, anche se come vedrai questo posto è una ciminiera in generale. Non entrare mai in questa stanza, invece, perché la porta è difettosa e a volte si chiude e poi non riesci più a uscire. Hai presente nei film dell’orrore? Ah, le macchinette sono qua, portati gli snack da casa perché questi fanno schifo, è buono solo il caffè… ci vuole la pennetta, giusto, e a te però non lo so se la danno, puoi provare a chiedere… Invece laggiù in fondo ci sono le scale, scendi e trovi il bar. Fanno dei panini al botulino ma le centrifughe sono passabili… Ah, ed eccoci qua! Questa è la sala delle riunioni, ora è vuota perché qui prima delle 11 non c’è mai nessuno, ma dall’ora di pranzo in poi diventa un mercato del pesce. Volevo presentarti il direttore ma non penso arriverà prima di mezzogiorno, tu come mai sei arrivata così presto?».

«Io… nessuno mi aveva detto…», provò a balbettare Anna, ma la donna era un fiume in piena e continuava a sorridere, trasformando il ghigno in una risata nervosa.

«Ma no! Stai tranquilla, dai, stavo scherzando… hai fatto benissimo a precipitarti, il mattino ha l’oro in bocca! Sei qui per lavorare gratis, come minimo per risparmiare abiterai in un appartamento sgangherato, è normale che tu preferisca stare qui che a casa tua, almeno abbiamo l’aria condizionata… Vieni che ti mostro la tua scrivania… allora… qui no, qui no, qui no, ancora più avanti… ecco! Secondo me ti puoi mettere qui, la collega è in ferie fino a venerdì e puoi occupare la sua postazione. Poi quando lei torna cambi e ti mettiamo da un’altra parte, e così via. Tranquilla! Qui c’è sempre qualcuno che sta in ferie, non resterai mai senza sedia! Siediti, accedi come “ospite” e comincia a guardarti il giornale. Appena arriva l’altro stagista te lo mando, così ti spiega un po’ come funziona il sistema. Ora devo scappare. Ciao… come hai detto che ti chiami?».

Rintronata, Anna ricambiò il sorriso esagerato della collega e sussurrò il proprio nome, mettendosi a sedere. Silenzio, finalmente. La stanza era piccola e dentro c’erano quattro scrivanie, messe l’una di fronte all’altra.

Le pareti erano piene di libri e riviste, e c’erano pile di libri e giornali anche per terra. Una torre altissima e pericolante di volumi si trovava proprio accanto alla sua sedia girevole e Anna già presagiva con terrore il momento in cui l’avrebbe fatta cadere, probabilmente davanti a tutti. Fuori il cielo era azzurro, di quell’azzurro irreale che ormai aveva cominciato a conoscere, ma nella stanza sembrava entrare poca luce. La redazione dava su una strada trafficata. I vetri insonorizzati mitigavano anche i pensieri, e quella cosa le piaceva. Prese una rivista di cinema poggiata accanto alla tastiera e provò a ingannare il tempo, col cuore che batteva come un tamburo.

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