Mentre la Francia di questi strani giorni si interroga sulle ormai stantie e, francamente stucchevoli, teorie deliranti di Michel Houellebecq che si diverte a scandalizzare un pubblico troppo perbene con le sue uscite islamofobe e antiche che nascondono male quelle che sono solo sue ingiustificate paure di nevrotico uomo borghese, Sarah I. Belmonte, con un romanzo che fatico a definire “storico” dal titolo La musa scarlatta, edito da Rizzoli, ci racconta una donna – francese – veramente e paurosamente libera, che fu tra le più prestigiose scrittrici del suo tempo ma che sentiva troppo stretto il ruolo di artista, troppo piccole le battaglie teatrali contro quella Comédie-Française che la boicottava.
Olympe de Gouges fu la rivoluzione in un tempo in cui esserlo significava morire.
La sua è una fiamma agitata in un cielo nero, protagonista di una battaglia impossibile perché portata troppo avanti rispetto al proprio tempo, troppo avanti, si potrebbe sospettare, persino per i nostri giorni così pieni di buoni propositi, chiacchiere e social – fumo.
Nel 1788, all’alba della più famosa e sanguinosa delle rivoluzioni, Olympe prese posizione contro la schiavitù e scrisse la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina sostenendo apertamente l’uguaglianza tra donne e uomini.
In direzione sempre ostinata e contraria, Olympe sfidò il comitato di salute pubblica opponendosi all’esecuzione di Luigi XVI. Le sue posizioni le costarono la vita.
Sarah I. Belmonte scrive un romanzo su una vicenda reale che tutti dovremmo citare con continuità, ripetere certi nomi dovrebbe essere per noi abituale perché la storia non li porti via, nascosti da mille altri personaggi minori e troppo rumorosi.
Dicevo che fatico a definire storico questo romanzo, perché etichettandolo si corre il rischio di porre sulla sua copertina un fastidioso strato di polvere.
I romanzi storici possono spaventare, specialmente d’estate, quando si cerca evasione e letture coinvolgenti e dirette. E anche la mole di questo romanzo potrebbe essere respingente per un pubblico meno aduso a coprire certe distanze. Così la somma delle 416 pagine e l’etichetta di romanzo storico potrebbe essere troppo per un libro che invece va letto con la mente aperta.
La Belmonte ha il dono della leggerezza e del mistero. Pensate alle più belle puntate de La stella della Senna, a Lady Oskar, pescate dalla vostra infanzia, dai ricordi e dalle passioni che vi tenevano incollati alla televisione per vicende reali ma che venivano romanzate allo scopo di attrarvi come naviganti alle sirene.
Questa è la storia di una donna di cui dovremmo parlare alle nostre figlie quando non vogliono dormire, queste le pagine che dovremmo consegnare loro quando saranno abbastanza grandi da capire e sentire quantomeno il prurito dell’ingiustizia.
Certe vite valgono più di altre, perché aprono crepe che diventano spiragli che diventano porte. Il pesante sacrificio di pochi ha consegnato a molti chiavi molto leggere passate di mano in mano fino a cancellare le tracce di sangue. Libri come La musa scarlatta di aiutano a capire come sono arrivare fino a noi, queste chiavi, e perché non dovremmo mai rischiare di perderle o peggio, darle per scontate.
Pierangelo Consoli
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Sarah I. Belmonte, La musa scarlatta, Rizzoli, Pp. 416, Euro 18,50