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Satisfiction 329: A cosa servono le classifiche dei libri?

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di Paolo Melissi

In principio era Nielsen, la società di rilevazioni che realizza la classifica libraria di due importanti quotidiani nazionali: Corriere della Sera e La Stampa (inserto
TuttoLibri). Poi anche il libro è diventato tutta una classifica.

Un oggetto misterioso, la classifica libraria, spesso al centro di critiche e dubbi, ma comunque da anni presente sia sulla carta stampata sia in rete (si vedano le classifiche di Amazon e Ibs), con un potere comunque riconosciuto di indirizzo e di suggerimento per il lettore.

A metà dicembre (i dati indicano i giorni tra il 15 e il 17) Corriere e La Stampa hanno quindi pubblicato questa Top Ten:

 1) Fabio Volo – Le prime luci del mattino – Mondadori
2) Luciana Littizzetto – F. Valeri – L’educazione delle fanciulle – Einaudi
3) Giorgio Faletti – Tre atti due tempi – Einaudi
4) Isabel Allende – Il quaderno di Maya – Feltrinelli
5) Karen Swan – Un diamante da Tiffany – Newton Compton
6) John Grisham – I contendenti – Mondadori
7) Margaret Mazzantini – Mare al mattino – Einaudi
8) Walter Isaacson – Steve Jobs – Mondadori
9) Benedetta Parodi – I menù di Benedetta- Rizzoli
10) Andrea Vitali – Zia Antonia sapeva di menta – Garzanti

 A leggere questa classifica – parziale sì, momentanea, ma rappresentativa – le domande da porsi subito sono molte.

 Prima di tutto: chi legge le classifiche?  Chi  si lascia guidare dalle loro indicazioni?  Ma, a cosa serve una classifica, davvero? Senza dietrologie: credete che rappresenti  il gusto dei lettori o che lo influenzi? Ma, soprattutto, perché è sempre la classifica dei più letti senza specificare, se non implicitamente o con asterischi, che si tratta dei più venduti? Perché non creare, ad esempio, una classifica che compresa anche i prestiti nelle biblioteche?

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