Vito Catalano è nato a Palermo nel 1979 e vive fra la Polonia e la Sicilia. Con la casa editrice Avagliano ha pubblicato i romanzi L’orma del lupo (2010) e Il pugnale di Toledo (2016); con Rubbettino Editore il romanzo La sciabola spezzata (2013), recentemente tradotto in polacco.
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Sei un valido scrittore di narrativa in prosa, con una formazione culturale alle spalle che ti permette di usare la Storia ufficiale per ideare le tue storie: quanto del contesto storico (passato e presente) definisce le tue storie e quanta invenzione narratologica ricavi da quello stesso tessuto narrativo?
Difficile separare le cose: in quel che scrivo l’immaginazione ha molta parte, ma anche le cronache del passato hanno un peso decisivo. Leggere di fatti e scenari del passato è certo un grande stimolo per la mia immaginazione.
Ammesso che esista – concretamente – una definizione utile di genere letterario, qual è quello che da scrittore preferisci quando narri una storia?
Probabilmente più volte ho chiamato i miei romanzi “storico-avventurosi”.
Tuo nonno è Leonardo Sciascia, di sicuro per te un esempio come scrittore e come persona. Oltre a lui, quali sono gli autori classici da cui non vorresti mai separarti? Quali gli autori contemporanei viventi a cui più tieni?
Sono un grande lettore di narrativa di Ottocento e Novecento. Molti sono i nomi che posso fare, eccone alcuni: Stevenson, Conrad, Hawthorne, Hugo, Camus, Werfel, Perutz, Dürrenmatt. Mio nonno lo hai già giustamente nominato tu. Uno degli scrittori d’oggi che mi piace è Pérez-Reverte.
Che rapporto hai con il cinema e i fumetti? E quali sono i tuoi autori preferiti di questi due medium narrativi?
A dire il vero non sono un lettore di fumetti. Il cinema invece ha sicuramente avuto molta influenza su di me, ma forse più che di autori parlerei di film (e sono molti e di periodi differenti): da “Angoscia” di Cukor a “La donna che visse due volte” di Hitchcock, da “Gli invincibili” di DeMille a “I cannoni di Navarone” di Thompson, da “Gli intoccabili” di De Palma a “JFK” di Stone.
Ogni scrittore immagina un lettore ideale. O forse no. Per te esiste? Se sì, il tuo lettore ideale come è fatto?
No, non credo di avere davanti l’immagine di un lettore ideale. Ma molto mi piace l’incontro con i lettori reali, ascoltare quel che loro hanno visto o sentito in ciò che ho scritto.
Come impieghi il tempo quotidiano dedicato alla scrittura delle tue storie?
Per varie ragioni il tempo che dedico alla scrittura è irregolare: ci sono giornate in cui ho tempo e voglia di dedicarmi a lungo alla scrittura e altre in cui non scrivo nulla. E non seguo rituali definiti.
Quale tipo di storia non scriveresti mai?
Il mio proposito è quello di non scrivere libri noiosi, ma il verdetto definitivo è dei lettori.
In fondo, alla fine della corsa del vivere quotidiano, tu perché scrivi storie?
Il primo motivo, quello davvero alla base del mio scrivere, è il piacere. Mi piace scrivere, costruire un libro. Poi credo che si scriva anche per non morire.
Un bravo scrittore è, in primo luogo, sempre un forte lettore. Ti andrebbe di dirci perché leggi (ancora, in questo mondo contemporaneo complesso e difficile, distratto ed estraneo) libri?
La risposta è in qualche modo simile a quella della domanda precedente, semplice. Il motivo di base è che mi piace, amo leggere. Leggere rende più bella la vita.
Mario Schiavone