Cosa ne pensate del sesso mercenario? Quando rivolgo questa domanda agli amici, all’inizio tutti abbassano lo sguardo con fare vergognoso e risolini, evitano di dare una risposta, poi piano piano si sbottonano e ovviamente a debita distanza da mogli e compagne, mi rivelano che sono stati, solo una volta per carità, in compagnia di escort. Ho incontrato amici che si sono innamorati della fanciulla, fino a pensare di avere una relazione. Qualcuno si è anche rovinato economicamente nella speranza di farsi amare da una lei capricciosa e pretenziosa.
Possibile che questi signori non abbiano mai letto Dumas e il romanzo La signora delle camelie? Che il mercato delle escort sia uno dei pochi a non avere subito crisi è noto. Il mestiere più antico del mondo in realtà è molto più complesso, ben organizzato e più libero di quello che si creda. Esistono, è vero, le prostitute lungo le strade, vittime del traffico più squallido, ma anche quelle che scelgono volontariamente quel tipo di carriera.
Basta fare un giro nelle chat specializzate per rendersi immediatamente conto di quante tipologie di donne stiano sfruttando il web per offrire prestazioni più o meno virtuali ai clienti connessi.
Come sottolinea Grazia Scanavini nel suo libro Non chiamatele puttane (si trova su Amazon) alcune sono persone con un doppio lavoro. Ovvero sono escort part – time e praticare la prostituzione diventa un modo per arrotondare lo stipendio. Per altre, invece, è diventato un lavoro a tempo pieno. Si trova la donna dalla vita normale, con figli, compagno e un mutuo da pagare ma con un’agenda ben organizzata di appuntamenti.
In chat l’interazione è per lo più virtuale: basta una web cam davanti alla quale le ragazze si spogliano, improvvisano spettacolini o si masturbano. Gli utenti, che da casa pagano tramite Postepay, possono intervenire chiedendo loro ulteriore tempo. Dal mondo virtuale è semplice passare al mondo reale offrendo sesso a pagamento. Per un rapporto completo, mi dice una ragazza che vuole mantenere l’anonimato, la tariffa può variare da 250 euro per un’ora a 350 per due ore, oppure 1.500 euro per tutta la notte.
Molte giovanissime si propongono come Sugar baby per mantenersi agli studi universitari o per acquistare abiti firmati che diversamente non potrebbero permettersi. Sono molto gettonate. Infatti, agli uomini (Sugar daddy) piacciono particolarmente quelle con l’aspetto da Lolita.
I clienti, piuttosto facoltosi, sono disposti a versare mensilmente un assegno per le spese, oltre a regali di diverso valore, pensando di non avere a che fare con una vera prostituta, ma piuttosto con una “povera ragazza” da aiutare.
In cambio le sugar si dedicano ai clienti facendoli sentire unici. Coccolandoli come fossero padri generosi e offrendo solo baci e carezze, oppure sesso orale, talvolta pissing o adorazione dei piedi. La mia amica, escort per scelta, mi rivela che per qualche cliente è sufficiente avere una persona con cui trascorrere un’ora lontano dalle responsabilità della vita quotidiana, ma soprattutto da una moglie invecchiata precocemente davanti a Maria De Filippi. Mi svela che con gli affezionati qualche volta va a cena o a pranzo come fossero amici di lunga data. “Fare la escort non è semplice. Non è un mestiere per tutte. Occorre intelligenza, furbizia e spirito imprenditoriale. Io sono imprenditrice di me stessa”. Mi dice che per lei e le sue compagne un uomo è solo fonte di guadagno: “Guai ad affezionarsi troppo. Occorre sempre gestire i rapporti con mente lucida: offro un servizio e questo ha un costo”. Così, mentre navigavo in cerca di informazioni su come il mestiere più antico del mondo stia cambiando nelle modalità e nell’immaginario collettivo, ho verificato come sia diventato semplice per gli italiani avvicinarsi al sesso mercenario.
Non solo le donne sono disinibite e ben organizzate nel vendere il loro corpo, ma gli stessi clienti appartengono a varie categorie. Dimenticate l’imbranato che non ha mai visto una vulva, il perverso, l’arrogante che compra sesso come i calzini nuovi o il vecchio bavoso. Effettivamente molti cercano solo sesso, magari quel tipo di sesso che mai oserebbero proporre alle loro compagne ufficiali. Altri, timidi e riservati o alle prime esperienze, si rivolgono alle escort per imparare; qualcuno continua a frequentarle anche solo per piacere o per abitudine. Molti in realtà scelgono la prostituta come facile alternativa. Infatti è più semplice pagare una donna piuttosto che perdere del tempo in cene e convenevoli: Almeno con la escort paghi e consumi– mi sottolinea un amico piuttosto esperto sull’argomento.
Ma, se per ora alle escort gli affari vanno bene, come la mettiamo con la novità delle bambole in silicone?
Tempo fa ho compiuto alcune ricerche sull’azienda LumiDolls dopo che un amico di ritorno da Barcellona, mi aveva raccontato di quanto fossero attraenti. Se fino a un anno fa i locali con le LumiDolls erano solo a Mosca, Barcellona e Torino, qualche mese fa l’alternativa a una Mimì in carne ed ossa è approdata anche nella terra di Guccini, dei Modena City e delle tigelle.
A Modena, infatti, è stato inaugurato in via Cattaneo 72 il primo sex shop dove non si affittano escort ma bambole. Ovviamente, poiché sorge in una via residenziale e vicino a una scuola, la notizia ha fatto scalpore. Residenti sul piede di guerra, associazioni femminili indignate, gruppi di mamme pronte a scendere in piazza a manifestare…ma, nonostante tanto clamore sembra che l’attività non abbia ancora chiuso i battenti come invece è capitato per la prima Casa di appuntamenti con bambole LumiDolls di Torino.
Cosa spinge gli uomini a desiderare una sagoma inerte rispetto ad una donna vera? Secondo me il silenzio: la donna parla, la bambola no. in fondo queste non solo sono bellissime ma sono diverse a seconda dei gusti e fantasie dei clienti. Ovviamente sono soggette a una cura capillare per l’igiene e, prima dell’uso, occorre firmare un documento in cui si dichiara di usare il preservativo, di non immergere in acqua la doll e di non arrecarle danni. Poiché sono molto curiosa ho invano provato a telefonare al sex shop di Modena per cercare di capire di più, ma nulla. Ancora oggi esiste una patina grigia intorno a tutto quello che fa riferimento al sesso addirittura anche da parte di chi dovrebbe essere il primo a normalizzare e semplificare.
Siamo in Italia e benché l’eros sia una delle parti più profonde della nostra personalità, continuiamo a fare finta che non esista. E, se esiste, è meglio non parlarne per non dare troppo scandalo!
Così, proprio a causa di questa pelosa reticenza, la questione bambole resta aperta come una spina nel fianco del legislatore: si tratta di sfruttamento della prostituzione o di un innocuo passatempo per uomini soli, forse un po’ complessati? Si tratta di mercificazione del sesso o semplicemente di un sex toy più evoluto di altri?
Ma soprattutto, davvero saranno destinate a sostituirci? Oppure come dice Aristofane, riferendosi alla donna nella commedia Lisistrata: “comunque non si può vivere con questo accidente, né senza!”
Ilaria Cerioli