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Silena Santoni. La mia creatura

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Il nuovo romanzo di Silena Santoni “La mia creatura” è ispirato alla figura di Mary Shelley, una donna che ha saputo, anticipando i tempi, avvalersi dei suoi “mostri” interiori per farne scrittura viva che ha lasciato il segno nella letteratura e che ancora oggi è un caposaldo della narrativa gotica.

La scrittura della Santoni è capace di afferrarci sin dalle prime pagine, intrecciando la realtà con la finzione narrativa e ci spinge non solo a addentrarci nella lettura, ma anche a saperne di più su questa figura femminile Mary Shelley che con il suo Frankenstein ci parla oggi più che mai della ricerca, a volte discutibile, dell’essere umano di travalicare le forze della natura e le sue leggi per arrancare nel suo desiderio di immortalità.

La mia creatura” esplora così la vita di Mary e quale è stata la genesi di Frankenstein: bambina prodigio, figlia di William Godwin (pensatore libertario, filosofo e scrittore) e di Mary Wollstonecraft (anche lei filosofa e scrittrice, ma soprattutto considerata la fondatrice del femminismo liberale), Mary è destinata a un futuro di scrittrice e come tale è trattata, non più bambina, non adolescente, o giovane donna, ma colei che dovrà tramandare la forza delle parole.

Eppure Mary che ha conosciuto la morte fin dalla sua nascita, cresce intrecciando i suoi sensi di colpa e le sue paure di non adeguatezza al compito che il padre ha deciso per lei con un desiderio sempre più forte di un amore, della ricerca di un amore umano che la renda libera di esprimersi e di gioire delle bellezze che gli si profilano davanti agli occhi.

L’operazione, riuscita, che compie la Santoni è quella di ridare voce alle parti nascoste di Mary, quei “mostri” dell’anima che hanno bisogno di uscire fuori affinché non solo ce se ne possa liberare, ma soprattutto renderli vivi e tramandarli attraverso le parole scritte. Un mondo che si libera da se stesso, dalle colpe degli altri, delle responsabilità non assunte, dei figli abbandonati o perduti, affinché sia possibile un mondo nuovo dove il vissuto possa intrecciarsi con l’immaginario, dove ci sia posto per una riconciliazione con la natura e le sue leggi.

Quella che dipinge la Santoni, perché in alcuni momenti si ha l’impressione di essere davanti a un quadro, è una figura tormentata, Mary è una donna circondata da personaggi reali, la sorellastra Claire, il marito Percy Shelley, l’amico Lord Byron, un mondo di intellettuali geniali e anticonformisti che hanno segnato un’epoca, ma anche da figure immaginarie, di pura invenzione, come Pierre e di sua moglie Halle che gestiscono una locanda sulla riva del Lago di Ginevra. Quando a Villa Diodati arriva il poeta Lord Byron e la sua corte, mentre Halle sente che qualcosa di oscuro sta giungendo, Pierre ne è come stregato, affascinato, ma la sua ossessione segnerà l’inizio di un processo di redenzione per tutti.

Sarà Mary a dover fare i conti, anche con i “mostri” degli altri e lo farà nel solo modo del quale conosce gli strumenti: “il povero corpo giace in un anfratto della roccia, a tratti vi penetra l’acqua del lago, quello che non hanno fatto i granchi lo fanno i vermi. Ma quando hanno desistito dal cercarlo, quando hanno smesso anche di ricordarlo, allora sono arrivata io e l’ho reso eterno. Non con gli elettrodi, con un romanzo, con questa mia creatura che nessuno potrà più togliermi. Solo io, lettore, ci sono riuscita, perché ho compreso che questa è l’unica forma di immortalità concessa a noi umani. Forse, fra cento, duecento anni qualcuno parlerà ancora di me, dirà: «Oh si, Mary Shelley, l’autrice di Frankenstein, la creatrice del mostro!».

Maria Caterina Prezioso

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La mia creatura/Silena Santoni/Giunti/ pp. 288/16,90 €

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