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Simone Cristicchi anteprima. Happynext

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La felicità è spesso un miraggio. L’eterno sogno di qualcosa di irraggiungibile. Ma noi che in questa vita ci siamo dentro, non possiamo rinunciarci. Soprattutto se capita di provare quello stato d’animo di sollievo e gioia interiore per ben tre giorni di seguito e senza un motivo preciso. E’ accaduto così a Simone Cristicchi, l’anima bella del panorama artistico made in Italy, che coi suoi brani musicali e i suoi spettacoli teatrali non ci ha mai risparmiato emozioni e lacrime. Tre giorni di comunione e armonia col resto del Creato, dove la propria luce brilla così forte da illuminare tutto intorno. Eppure quella felicità così come è arrivata, al quarto giorno se n’è andata. Così all’improvviso. E adesso tocca andarla a cercare. Nasce dal desiderio di ritrovare questo inspiegabile e meraviglioso stato di grazia Happynext, il nuovo libro del cantautore romano da oggi in libreria, edito da La nave di Teseo, di cui Satisfiction presenta in anteprima un estratto.

Un’ eterea danza sull’acqua con la grazia e la delicatezza che contraddistinguono il cantautore romano, artista dotato da sempre di una sensibilità straordinaria. Una ricerca che parte da una finestra sull’infinito e indaga quel senso di vuoto che ci accompagna ogni giorno e che la meccanicità dei gesti quotidiani non riempie. Sempre più dipendenti dai cellulari, viviamo nascosti, dispersi nei labirinti di occupazioni frivole che ci distraggono da ciò che conta veramente.

Persi nel nostro narcisismo, odoriamo la natura senza assaporarne il gusto, restiamo sulla soglia di porte che abbiamo paura di attraversare, ci sciogliamo come pastiglie effervescenti in mezzo bicchiere d’acqua che un minuto dopo non ha più neppure una bollicina. Abbiamo troppa paura del cambiamento per vivere in modo autentico. Sempre più persi in un indefinibile altrove, non viviamo mai in pienezza il nostro presente, ma siamo sempre da qualche altra parte alla ricerca di chissà che cosa, in realtà alla ricerca di noi stessi. Strattonati dal vortice alienante della velocità e dei ritmi frenetici, avremmo solo bisogno di silenzio e di lentezza. Ma anche di ascolto.

Simone Cristicchi nella prima parte di questo emozionante viaggio ci racconta come basterebbe davvero poco per cambiare passo. E invece spesso si resta prigionieri di uno stile di vita che ci ha enormemente disumanizzato. Nella seconda parte del libro interroga sul senso della vita e su cosa abbiamo sbagliato alcune persone dal cui incontro è nata la scintilla del voler cambiare, la curiosità di sapere come uscire da quel labirinto e riprendere a volare. Da don Luigi Verdi, fondatore de La fraternità della chiesa Romena a Guidalberto Bormolini, monaco e sacerdote nella comunità di meditazione cristiana I ricostruttori nella preghiera. Da Pino Doden Palumbo, monaco zen di un monastero piccolo e casalingo a 50 km da Roma al poeta e filosofo Marco Guzzi , dal regista teatrale Antonio Calenda a Mogol. Tutti raccontano come il proprio talento e il proprio impegno verso gli altri li abbiano aiutati a cercare la tanto agognata felicità. Tutti accomunati da una generosità immensa nel donare qualcosa di sé agli altri, nell’aiutare più o meno consapevolmente chi soffre e ha bisogno, nel guardare con occhio amorevole gli ultimi, chi resta ai margini. E nel provare felicità proprio in quei gesti di altruismo.

Pagina dopo pagina ci si rende conto che il dolore, la sofferenza, la solitudine, le avversità, gli incontri sono tutte incredibili occasioni per accendere quella luce ormai spenta. I campanelli d’allarme ma allo stesso tempo appuntamenti da non perdere per cominciare a vivere fino in fondo. Un libro delicato e profondo, pieno di dubbi e preziosissimi spunti di riflessione, che ci conduce per mano in ampi spazi di meditazione  per avviare quel lungo e non facile processo di crescita e redenzione, riscoprire e dare voce alla nostra dimensione più intima e spirituale. La sola, l’unica che oggi più che mai in questi difficili e “strani giorni” possa davvero salvarci. Non è mai troppo tardi per cominciare. Basta scendere alla prossima fermata.

Elena Orlando

 

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Di recente ho visto Soul, un film di animazione della Pixar, dove il protagonista, dopo aver vissuto nel limbo fra la vita e la mor­te, riesce a tornare su questa Terra. A quel punto gli chiedono: “E adesso che farai?” La versione originale della sceneggiatura riportava la risposta: “Non lo so, ma di sicuro mi godrò ogni mi­nuto di essa.” Poi gli autori hanno fatto un minimo cambiamen­to, che però dà il massimo senso, e Soul risponde: “Non lo so, ma di sicuro vivrò ogni minuto di essa.” Sa che non potrà pia­cergli tutto della vita e decide di abbracciarla nella sua interezza.

Da bambini, a scuola, dopo una gita, una visita al museo, uno spettacolo teatrale o un incontro importante, ci facevano scrivere cos’è che ci era rimasto impresso. Oggi, facendo teso­ro delle parole e degli sguardi che mi sono stati affidati in que­sto cammino, voglio segnare sul mio taccuino tutto quello che ho imparato.

Ho imparato che la vita è un mistero prezioso, è dolorosa, affascinante, e la nostra quotidianità è disseminata di tante pic­cole chiavi per decifrarne i segreti.

Che tutto è intimamente connesso, e il battito d’ali di una fragile farfalla basta per scatenare un ciclone.188

Che siamo pesanti come montagne e delicati come cristalli.

Che un sottile filo d’erba non può certo sostenere il peso del mondo, ma un prato fiorito lo rende più bello.

Che il respiro è la ricchezza più grande che abbiamo. Che è meglio essere veri che essere perfetti.

Che non importa quanto brillerai: la tua luce la vedranno solo alcuni. Che un bambino è la forma più perfetta dell’essere umano.

Che chi ha un perché per cui vivere, può sopportare qual­siasi come. Che il mistico non è chi ha visioni, ma chi ha una visione della vita.

Che l’arte aiuta a non morire, ed è il vero nutrimento dell’a­nima.

Che la società dovrebbe funzionare come un’orchestra sin­fonica, un coro dove ognuno mette la sua nota, e tutti insieme siamo al servizio della musica. Che la costante dell’universo è il cambiamento.

Che solo chi ha il coraggio di vivere la parola fine, può pro­nunciare la parola inizio.

Che la felicità è una porta che si apre solo verso l’esterno.

Che la mia più grande speranza è di arrivare all’ultimo re­spiro e poter dire: “Che fortuna aver vissuto.”

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