Fiume (un tempo parte dell’Italia, oggi Croazia), anno 1920. Nella rovente temperie formata di nazionalisti monarchici e repubblicani, anarchici e quasi-bolscevichi, si forma una Unione di intenti e di corpi. Una “Unione di spiriti liberi tendenti alla perfezione” che, ispirata dalle avanguardie ma pensandosi avanguardia delle avanguardie, decide di editare una rivista. Titolo: Yoga.
I maggiori responsabili: l’Asso di Cuori Guido Keller, provetto aviatore, eroe della Grande Guerra e il poeta-soldato trevigiano Giovanni Comisso. Assieme a loro, una pletora di giovani estremisti di cuore per i quali il legionarismo dannunziano era davvero troppo poco.
La rivista (e il movimento che ne scaturì) si diceva antiparlamentarista, anti-industrialista, antieuropeista e anti-imperialista. Credeva che la nuova Italia, più che al capitalistico Occidente, dovesse guardare all’Oriente ove il retaggio spirituale non era mai morto: di qui la scelta onomastica e del simbolo, lo swastika, grafica rappresentazione della ruota solare (nulla a che vedere, dunque, con quanti, anni dopo, ne fecero – ruotandone il senso – un simbolo di morte e persecuzione).
Di Yoga (raramente ben vista dal fiumanesimo ufficiale) vennero pubblicati quattro soli numeri, fino all’anno passato (molto) difficilmente reperibili. Ma Simonetta Bartolini – per inciso: figlia del compianto Sigfrido – docente universitaria di Letterature Comparate presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma, ha finalmente lacerato questo velo di Maya, permettendo di accedere a quanto scritto, voluto, pensato, da quei “sovversivi e rivoluzionari con d’Annunzio a Fiume” (seconda parte della titolazione del saggio). Sono infatti raccolti nel volume i quattro numeri della rivista in riscrittura integrale.
Ma la Bartolini non si limita a questo. Oltre che fine conoscitrice dell’argomento, attenta e piacevole narratrice, accompagna per mano quanti scelgono di seguirla sul Golfo del Carnaro per fare la conoscenza di un gruppo di persone (personaggi?) che, all’interno di una situazione creata al fine di cambiare il mondo oltre che l’Italia, attende tale modificazione in un atteggiamento di atarassìa di stampo epicureo.
Chiaramente ha tutta l’intenzione di farsi focosamente riprendere in seguito dalle passioni, al fine di mutare ulteriormente il mondo nuovo a propria immagine e somiglianza;. Intento che però non riuscirà, e di cui si parla massimamente nel secondo capitolo, opportunamente intitolato dall’autrice in maniera da suonare come una comunicazione d’intenti a posteriori del gruppo Yoga: “La rivoluzione per la bellezza, la sovranità e il popolo”.
Il saggio presenta – infine – un interesse di tipo storico, nel senso accademico, documentale, del termine. Simonetta Bartolini smonta infatti pezzo per pezzo tutti i castelli (costruiti evidentemente senza fondamenta) ideologici che vogliono fare del Fiumanesimo – e, particolarmente, dell’Unione di spiriti liberi tendenti alla perfezione – o una estremistica prosecuzione dell’avanguardismo culturale italiano – quando il medesimo cominciava a perdere colpi – oppure un semplice nonché semplicistico prodromo del Sessantotto.
Sbagliato: si tratta di un concetto che presumibilmente (e sotto altro nome) è preesistito alla propria istituzionalizzazione. E sarebbe potuto anche continuare a esistere, soprattutto se vi fosse stata la volontà, da parte dei fautori maggiori, di non farsi assorbire ideologicamente dal Ventennio che sarebbe principiato qualche anno dopo.
Insomma, una rivoluzione sui generis, così come lo è (rivoluzionario e facente parte per sé stesso) il libro della Bartolini, che condensa in quattrocento pagine ideologia e storia, letteratura e giornalismo, spiritualità e politica.
Alberto De Marchi
Recensione al libro Yoga. Sovversivi e rivoluzionari con d’Annunzio a Fiume, di Simonetta Bartolini, Luni Editrice 2019, pagg. 384, € 25