“Sotto la selva lattea” di Dylan Thomas fu trasmesso nel gennaio del 1954 dalla BBC, due mesi dopo la morte dell’autore (9 novembre 1953).
Il testo è stato scritto esplicitamente per la radio, ma subito ripensato come una sorta di oratorio, e immaginato come uno spettacolo teatrale e una possibile sceneggiatura per lo schermo, il testo non appartiene ad alcun genere letterario, per il semplice fatto che ne fonda uno completamente nuovo, e modernamente fluido: la «Recita per Voci» («Play for Voices»).
Portato a compimento pochi giorni prima della morte di Dylan il 9 novembre del 1953 a New York, “Sotto la Selva Lattea” (traduzione di Gabriele Frasca di “Under Milk Wood”) è il capolavoro di Dylan Thomas: il testo su cui lavorò più a lungo. Nell’opera confluiscono difatti tutte le correnti creative che hanno vivificato la multiforme produzione del poeta: dalla vigorosa facoltà immaginativa con cui Dylan diede consistenza cosmica alla meticolosa auscultazione della materia organica, alla scanzonata amarezza con cui il narratore dipinse il mondo mitico e malsano di un’adolescenza eletta a unica possibile età della vita. Senza ovviamente dimenticare la tensione alla polifonia realista con cui già durante la guerra si era destreggiato il compositore di originali radiofonici e di sceneggiature cinematografiche, e infine la grande imbragatura ritmica con cui lo straordinario performer aveva con la sua profonda «voce d’organo» incantato prima i radioascoltatori inglesi e poi il vasto e adorante pubblico dei college americani. Il più grande raccontatore, the best pub-storyteller I had met, che io abbia incontrato (nel pub dove si beveva senza requie), scriverà Charles Duff, autore del memorabile “Manuale del boia”.
[Thomas, third from right, rehearsing “Under Milk Wood” in 1953. Credit Rollie McKenna, Rosalie Thorne McKenna Foundation / Center for Creative Photography, The University of Arizona].
Luca Sossella