Nessuno sembrava rivolgergli attenzione, ma il vulcano era lì, con la sua mole, la sua energia, incatenando a sé tutto lo spazio, le persone, e un po’ alla volta anche me. Un vulcano è un gigante di roccia con un mare incandescente dentro. Una presenza geologica, tellurica. Cosa sarebbero Antigua, Napoli, Catania senza il loro vulcano? Vivergli accanto non è come passare le giornate in una campagna coperta dalla nebbia. Una qualità vulcanica – non so definirla meglio – permea lo spazio, lo determina, incide sulla vita. Una presenza che ritrovo a ogni passo anche nella mia, di vita. Come viaggiatore, architetto, amante della montagna, essere umano. Esiste, risuona, può essere ascoltata. È viva e ha qualcosa da dire.
Il 1 aprile è uscito in tutte le librerie Il Dio degli incroci: nessun luogo è senza genio per quella che è considerata la collana ammiraglia di Exòrma edizioni, vale a dire Scritti Traversi. In anteprima assoluta, sulla pagina Facebook della casa editrice indipendente romana, abbiamo incontrato in una diretta, molto seguita, l’autore del libro, Stefano Cascavilla, architetto ma soprattutto grande viaggiatore e camminatore, nonché istruttore di alpinismo e studioso appassionato di Feng Shui, mitologia antica e psicologia analitica. Nel 2012 ha attraversato l’Europa in solitaria ripercorrendo i grandi cammini dell’antichità ed ha scritto questo libro che è, a giusto titolo, uno Scritto Traverso per eccellenza, avendo mescolato quella scrittura obliqua, meticcia, a metà strada tra il saggio e il memoir , tipico della collana. Il libro è una vera centrifuga di cose e mixa, sapientemente e con agilità mitologia, antropologia, letteratura di viaggio, filosofia e psicologia, interrogandosi su quelle entità, incontrollabili e inafferabili, legate ai luoghi.
«Nessun luogo è senza genio» scriveva un retore del IV secolo, testimone che ogni angolo di spazio e del mondo, sacro o profano, ha una sua qualità invisibile ed è abitato da un dio. Stefano Cascavilla interroga il mito millenario del dio del luogo con cui bisogna scendere a patti per abitare e vivere quel luogo stesso. Non ci possono essere spazi senza dei e quel dio dei luoghi, diverso per ogni mitologia e che definiamo Genius loci, il più delle volte, esprime anche solo una forma di atmosfera. Il dio del luogo per gli antichi era una certezza, come il sorgere del Sole : “Qui staremo benissimo” disse un centurione e Furio Camillo interpretò come un segno del Genius loci su dove dover ricostruire Roma. Ma l’uomo moderno questi geni del luogo se li è smarriti a differenza dell’uomo tradizionale e su quel sacro smarrito il libro si mette sulle tracce. Impariamo che il Genius loci, invece, è ovunque e si rivela nei villaggi d’altura della valle dell’Homboro in Pakistan come sulle Ande peruviane ma pure per le strade di Praga o di Berlino; anche edifici, mura, torri e fabbriche si comportano come gli ambienti naturali. Il dio degli incroci è la statua in pietra o in legno di Giovanni Nepomuceno che l’autore incontrava sovente negli incroci della Boemia meridionale nei suoi viaggi, ma presidia pure i prati di San Bartolomeo nel massiccio del Terminillo o la Karakorum Highway o le routes del Nord America. Un dio custode e guardiano del luogo che si ritrova pure nelle maestà o nelle edicole votive dei nostri incroci, esattamente come in quell’incrocio del Mississippi dove una delle massime leggende del Blues, Robert Jonhson, aveva incontrato un uomo vestito di nero, il diavolo in persona, che gli aveva insegnato a suonare la chitarra come nessun altro al mondo, attraverso la tecnica del fingerpicking.
Il libro di Stefano Cascavilla si compone di quattordici capitoli dai titoli molto suggestivi che sono un viaggio per comprendere la qualità invisibile degli angoli più remoti del pianeta ma pure dello stagno dietro casa; un viaggio per mostrarci presenze invisibili ma reali che popolano vette, foreste, edifici, strade. Dal Tudi Gong, buono e benevolo, della Cina allo Zin del Niger in Africa alle Ninfe e ai folletti degli stagni fino al Nootaikok, impariamo il nome anche di tante divinità con un ruolo di protettore e custode di quel luogo. Persino la statua di Pulcinella donata nel 2012 in un vicolo di Napoli da un artista contemporaneo, può diventare luogo sacro con una entità invisibile nascosta all’interno del suo bronzo. La qualità di uno spazio, poi, poco importa se sia favorevole o sfavorevole, perchè anche un luogo brutto o anonimo, che di sublime ha ben poco, ha il suo dio del luogo. Il dio del luogo è attirato dal carattere e dal momento che non esistono luoghi privi di carattere possiamo considerare sacro ogni luogo. Le persone, del resto, si innamorano perdutamente di una casa senza un motivo razionale, proprio perchè anche una casa ha qualcosa di invisibile che riusciamo a vedere e che comunica con noi. Così come torniamo in una trattoria dove siamo stati bene perchè quel posto si è connesso con una parte intima di noi.
Ripercorrendo le sue esperienze di viaggi e cammini in tutto il mondo, piano piano, Stefano Cascavilla ci insegna che è lo spirito dei luoghi che costruisce la geografia che conosciamo. Dalla lettura di questo libro veniamo accompagnati verso la ricerca di quel tessuto sottile, quella componente psichica nascosta che si trova nella materia. Esiste una spiritualità in ogni frammento del cosmo ma diventa necessario potersi riconnettere con essa e col respiro vitale del luogo. Un luogo non è solo un bosco, una montagna, un corso d’acqua, una chiesa, ma è molte cose insieme che ne definiscono la sacralità. L’energia di quel luogo definisce l’Anima del Mondo. Ecco perchè il dio non abita quel determinato luogo, ma è il luogo stesso, è la parte invisibile del luogo, la sua Anima vitale. Ogni forma di scoperta e riconnessione col luogo diventa una priorità: il camminare può essere una di queste forme di incontro e ricongiungimento emotivo con il paesaggio. Accanto ai resoconti di viaggio e a i ricordi personali si affianca un percorso nel pensiero del mondo antico e contemporaneo che ci porta ad una riflessione molto più ampia. Una ricerca che mescola la psicologia analitica di Jung alla analisi di Hillmann, senza trascurare Plotino e Bachelard, Leopardi e la cultura sapienziale cinese e l’arte che insegna a organizzare lo spazio abitato in modo armonico. Il tutto, come dicevamo sin dall’inizio, ben mescolando temi molto diversi al fine di recuperare sensibilità e riappropriarsi dei luoghi e di quei geni smarriti e di quegli elementi naturali del buon vivere che sono stati spazzati via dalla modernità. Geni che si ritrovano anche nella bellissima copertina di questo libro e che raffigura l’unione di due luoghi che richiamano il Genius loci; incrocio di elementi; passaggio del sole dall’alba al tramonto; vertice e orizzonte; natura e contaminazione umana. Un libro che è un viaggio, dunque, ma anche un invito a vedere dove ora non vediamo più. Una lettura veramente insolita e piacevolissima per questo esordio di Stefano Cascavilla in una collana che del viaggio e dell’ andare ha fatto il suo punto focale.
Antonello Saiz