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Tarjei Vesaas. Il Castello di Ghiaccio

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Una favola nera fredda e tagliente che non lascia respiro quella che ci offre Iperborea con una splendida traduzione dal norvegese di Irene Peroni. Tarjei Vesaas è uno tra gli autori più poliedrici del novecento scandinavo. Il romanzo è ambientato nella sua terra natale, nella regione del Telemark, una terra contadina ricca di leggende popolari, di suoni e colori che dalle foreste arrivano fino ai ruscelli dove la neve è tepore ma il ghiaccio si impadronisce delle cascate. Terra dove tutto si rinnova nel corso di un inverno e dove la primavera arriva a riprendersi quello che le appartiene: una natura incontaminata come la prosa di Vesaas non contaminata da generi, ma ricca di suggestioni e atmosfere magnetiche e fredde come solo il ghiaccio può essere.

In questa terra vive Siss una ragazzina di undici anni, una bambina vivace riconosciuta quale capo indiscusso del gruppo di scuola. L’arrivo di Unn l’estate precedente non passa inosservato. Sono coetanee, ma mentre Siss è vivace e allegra, Unn è delicata e misteriosa. Mentre Siss dirige le danze che portano dall’infanzia all’adolescenza, Unn guarda in disparte appoggiata al muro di scuola la vita degli altri farsi avanti e trasformarsi giorno dopo giorno. Eppure sono attratte l’una dall’altra anche se così diverse.

Arriva l’autunno e finalmente Unn chiede a Siss di incontrarla. Diventare amiche è la cosa più bella che possa accadere. In questo confrontarsi, una specchio dell’altra per un momento si riconoscono e sanno di appartenersi. Ma non sempre appartenersi è facile, non sempre è facile diventare grandi.

Il Castello di Ghiaccio che si è formato è una allegoria bellissima. Tutti vogliono andare a vederlo ma sarà proprio Unn per rimandare l’incontro al giorno dopo della nascita della amicizia con Siss che vi si reca da sola e troverà il coraggio di entrarci, stanza dopo stanza, aperture strette e corridoi angusti fino alla stanza finale.

Questo romanzo è la storia di una amicizia e di una promessa. Ma è anche la storia di una scomparsa, un mistero che solo la primavera seguente può svelare. Vesaas ci racconta una storia che ha una urgenza nei silenzi degli sguardi di due ragazzine e di un gruppo di amici che stanno per diventare adulti dove ogni cosa cambierà e niente sarà più lo stesso.

Il simbolismo di Vesaas è disarmante per il lettore di oggi. Il Castello di Ghiaccio pubblicato nel 1963 è di una struggente attualità. Come suggerisce Luca Scarlini nella sua postfazione Unn è colei che sa di doversi sacrificare perché Siss possa essere memoria e possa attraversare insieme agli altri quel ruscello e arrivare davanti al Castello di Ghiaccio senza paura.

Forse il messaggio in codice di Vesaas è questo: rispettare la natura e non avere paura delle ombre ai lati della strada. Non ci è permesso avere paura del buio se si vuole continuare a vivere.

Maria Caterina Prezioso 

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Il Castello di Ghiaccio/ Tarjei Vesaas/ Iperborea/traduzione di Irene Peroni/192 pagine/16.50 euro

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