Benvenuto su Satisfiction   Click to listen highlighted text! Benvenuto su Satisfiction

The Book Fools Bunch – Scuola Holden. Pleiadi. Atlante plurale di scrittura femminile

Home / Recensioni / The Book Fools Bunch – Scuola Holden. Pleiadi. Atlante plurale di scrittura femminile

Una nuova mappa tracciata da una casa editrice come le Edizioni Clichy, pioniera nel lavoro di scavo, all’interno della storia della letteratura femminile, che apre a possibilità di lettura dinamica, riflessiva, orientativa. Un fil rouge lega storie di scrittura e storie di donne in una progressiva, inarrestabile rivelazione attraverso un diorama molto luminoso che arriva al lettore, lo stimola, lo incuriosisce, sollecita la sua capacità di approfondimento, spinto da una forza centrifuga in superficie ma centripeta sottotraccia. Difficile incasellare questo libro, definito atlante plurale perché caratterizzato da traiettorie dal profilo estremamente mosso; non si tratta neppure di una guida nel senso convenzionale del termine, né di una ricognizione di stampo accademico su un corpus testuale esaustivo. Lettura piacevole, dagli ampi orizzonti, che innesta connessioni e disconnessioni, utilissima a docenti, studenti, appassionati di letteratura e di libri. Immersione in una materia fluida e smisurata in cui restano, per ovvi motivi, quasi assenti le esponenti della saggistica e lo sconfinato universo della poesia, fatta eccezione per le autrici che hanno pubblicato anche opere in prosa. Una sorta di sinfonia in cui, all’ultimo movimento, la marea di elenchi e citazioni, date e classifiche, sembra ritirarsi in una pausa meditativa per approdare al gesto conclusivo di riorganizzazione personale degli elementi tematici. Il lettore si addentra nelle storie di donne che scrivono, partendo da Murasaki Shikibu, la cui vera identità è tuttora sconosciuta. Dama di corte imperiale, autrice del primo romanzo al mondo, La storia di  Genji, (ambientato nel Giappone feudale e destinato a diventare un classico universale), è la prima in ordine di apparizione nella sezione Lives, un poliedrico strumento di conoscenza che giunge alla svolta d’epoca in cui siamo con Veronica Raimo, Nadia Terranova ,Silvia Avallone, Angie Thomas , Sall Rooney e tante altre( nate tra la fine degli anni ’60 e ’80) , fino ad Elena Ferrante, da anni in vetta alle classifiche di gradimento del pubblico e dei media. Molte autrici citate, nel corso della loro carriera letteraria, hanno utilizzato uno pseudonimo; il motivo più frequente per cambiare nome, almeno fino a tutto l’Ottocento, era il radicato e totalmente ingiustificato pregiudizio sessista. Solo per citare gli esempi più noti, Louisa May Alcott, autrice di Piccole donne, decise di firmarsi col nome maschile A. M. Barnard; Charlotte, Emily e Anne Brontë firmarono rispettivamente con i nomi Currer, Ellis e Acton Bell anche il loro capolavoro Cime Tempestose. Molte “penne illuminate” ci hanno lasciato fulminanti lezioni di scrittura, passate al setaccio dagli studenti della Scuola Holden, (neolaureati o frequentanti il secondo anno del corso di Laurea in scrittura), coautori di questo progetto editoriale, insieme al gruppo The Book Fools Bunch, esempio di accurato lavoro costruito con sinergia in un sistema aperto e partecipativo. Si alternano, nella sezione Pleiadi , tipologie di scrittura introdotte da brevi profili biografici, dove sono messe in evidenza qualità formali in termini di linguaggio, stile e struttura. Si tratta di lezioni stilistiche non ordinarie, brillanti, vive, pulsanti: Arthur poggia la testa sul cuscino ma il suo animo non si placa – e nemmeno la sintassi. Non c’è pace in queste righe, non c’è tregua. Con il susseguirsi delle frasi aumenta la frequenza di virgole e incisi, di inciampi e ripartenze, e la lettura ne risulta disturbata proprio come il sogno che sta agitando la mente del protagonista. Il ritmo singhiozzante, concitato, non meno affannoso del respiro di Arthur, mentre rievoca i tormenti di questa notte. (dal commento a La donna in nero di Susan Hill, traduzione di Chiara Puntil, pag. 258).

Tra appunti visivi, finestre ritagliate in un sistema aperto, il percorso tra le Pleiadi che illuminano gli infiniti cieli della scrittura si snoda , obliquo, tra deviazioni e voli, in questa mappa così varia e inusuale, piena di percorsi non tracciati, ma scelti dal lettore ogni volta che decide di consultare il testo. Sentieri, vari, interessanti, che esplorano anche curiosità rituali ed abitudini di scrittura: Non riesco a scrivere cinque parole senza cambiarne sette (Dorothy Parker), oppure metodi per non lasciarsi distrarre dal mondo esterno: [] spostare la scrivania davanti ad un muro. Tanto, più o meno, i muri si somigliano tutti […] (Francine Prose). Questo muoversi in un oceano fluido non manca di metodologia; l’atlante plurale è caratterizzato da un principio di dialettica compositiva che porta a fruire del testo in modo sempre diverso, capace di legare saperi e vocazione critica, nella consapevolezza che  le donne di ogni tempo ed ogni generazione hanno sempre scritto e che purtroppo il loro differente punto di vista è stato per molto tempo considerato inferiore a quello maschile. Si ricordi, ad esempio, come Luigi Capuana attribuisse la capacità di creazione letteraria ai soli scrittori, definendo le scrittrici imitatrici dell’immaginazione maschile e mostrando la sua perplessità sulla ricerca di anonimato delle voci letterarie femminili, ormai numerose e in alcuni casi famose. La medaglia dell’antifemminismo spettò, tuttavia, agli interventi critici di Giovanni Boine, raccolti in Plausi e botte (una rubrica di recensioni librarie pubblicate sulla “Riviera ligure” fra il1914 e il 1916, per l’accanimento con cui fece a pezzi la letteratura femminile in versi e in prosa prodotta alla vigilia della Prima guerra mondiale. Le battaglie iniziate nel secolo scorso non sono ancora finite , nonostante molte antologie scolastiche, nelle edizioni più recenti, abbiano arricchito gli elenchi e i profili della produzione letteraria femminile. Se poi ragioniamo sull’attribuzione di premi letterari, a cominciare dal Nobel, il panorama è ancora piuttosto sconfortante. Tuttavia, il vero premio, quello più ambito, è sicuramente quello di essere “lette”. Danielle Steel ha superato gli 800 milioni di copie, conquistando il titolo di scrittrice vivente più venduta. Consideriamo, invece che Jon Fosse, il vincitore del 2023, è sconosciuto ai più, anche se tradotto in Italia da coraggiose case editrici fin dagli anni duemila. I meccanismi della fama letteraria, si sa, dipendono dal tempo storico, dalla provvisorietà e dall’alternanza dei canoni. Basti pensare al caso letterario di Goliarda Sapienza. “L’arte della gioia” è un libro postumo: giaceva da vent’anni abbandonato in una cassapanca, dopo essere stato rifiutato da molti editori ed oggi è considerato uno dei più straordinari romanzi di formazione della letteratura femminile.

Rossella Nicolò

#

The Book Fools Bunch – Scuola Holden, Pleiadi. Atlante plurale di scrittura femminile, Edizioni Clichy, Firenze 2023, pp. 720, € 19,00

Click to listen highlighted text!