Quando nel 1953 nacque la “Paris Review”, il primo direttore, George Plimpton, decise che la rivista sarebbe dovuta essere “la dimora degli scrittori”. Le interviste della storica “Paris Review” costituiscono una miniera su come gli autori più celebri del secolo passato e contemporanei vedono il loro lavoro e il rapporto con la tradizione. Martin Amis e John Cheever disprezzano la trama, Hemingway chiede di non esaminare troppo minuziosamente la scrittura, nessuno è disposto a riconoscersi parte di una corrente e tutti, in un modo o nell’altro, si dichiarano convinti che la letteratura sopravviverà a tutte le mutazioni tecnologiche. Fandango ha riproposto le grandi interviste in “The Paris Review”, tre volumi, ed è in uscita il quarto, “The Paris Review. Il libro per aerei, treni, ascensori e sale d’attesa”.
(Elisabetta Rasy, Domenica, Il Sole 24 Ore, p. 32, 15-1-2012)