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Thomas Crofton Croker anteprima. Fairy Legends. Racconti di fate e tradizioni irlandesi

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Tradizioni antiche: “Secondo l’Edda, gli Elfi della luce vivono presso la divinità solare Freir, mentre gli Elfi neri vivono sotto terra e nelle rocce.”

Un intento curioso: “Parte del nostro scopo dunque, è stata quella di cercare le prime tracce dell’esistenza degli Esseri Fatati; esse hanno confermato e persino spiegato la loro tuttora viva esistenza, oppure ne sono state illuminate”.

Fairy Legends. Racconti di fate e tradizioni irlandesi di Thomas Crofton Croker, di nuovo in libreria con Neri Pozza (pp. 736, € 30, con traduzione e cura di Francesca Diano) è una raccolta affascinante di leggende irlandesi che offre un viaggio straordinario attraverso il folklore e le tradizioni dell’Irlanda del Sud.

Thomas Crofton Croker è considerato il pioniere della ricerca folklorica nelle isole britanniche. Amico dei fratelli Grimm, che tradussero le sue opere in tedesco, e di Walter Scott, Charles Dickens e Thomas Moore, ha pubblicato numerose opere tra cui Legends of the Lakes, Popular Songs of Ireland, Researches in the South of Ireland, The Keen of the South of Ireland.

Pubblicato per la prima volta nel 1825 in forma anonima, il libro ha riscosso un immediato successo, esaurendo la sua prima edizione di 750 copie in una sola settimana. Subito tradotta in tedesco dai fratelli Grimm, quest’opera, considerata uno dei grandi classici della letteratura di tutti i tempi, è la più significativa raccolta di fiabe e racconti popolari irlandesi mai realizzata. Si tratta di uno dei grandi classici intramontabili della letteratura mondiale.

Croker raccolse questi racconti direttamente dalla voce dei contadini quando l’Irlanda era ancora un paese in cui la tradizione druidica dello seanchaí, il narratore di storie, era vivace, e la credenza nell’esistenza del Buon Popolo, e in generale negli esseri soprannaturali che abitavano ogni corso d’acqua, ogni valle, ogni cairn, ogni “cerchio fatato”, era diffusa in tutte le contee del Paese. Alimentate dall’inconfondibile ironia e humour irlandese, queste storie ci riportano in un universo fatto di sogni e nebbie delle saghe celtiche, dove dimorano eroi, dèi ed esseri immortali.

L’autore si distingue per il suo approccio pionieristico al folklore, raccogliendo racconti dalla tradizione orale irlandese e presentandoli con una sensibilità narrativa che rispetta la voce autentica dei narratori originali. La sua opera non è semplicemente una raccolta di fiabe, ma un trattato che esplora le credenze popolari e la cultura del popolo irlandese, evidenziando l’importanza della tradizione orale come patrimonio culturale.

Croker, pur essendo di origine angloirlandese, ha dedicato la sua vita a diffondere la conoscenza della ricca tradizione orale della sua patria, rifiutando qualsiasi giudizio irriverente verso le credenze popolari. Il suo lavoro ha contribuito a gettare le basi per gli studi folklorici moderni, anticipando concetti come quello dell’inconscio collettivo di Jung.

Fairy Legends si rivela un’opera avvincente che unisce la magia senza tempo delle leggende irlandesi a un’indagine profonda sulle credenze popolari diffuse sul Piccolo Popolo.

Carlo Tortarolo

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Il sostituito

Non molto tempo fa viveva a Castle Martyr, con suo marito, una giovane donna di nome Mary Scannell. Un giorno, durante il raccolto, ella si recò con altre persone ad aiutare a legare il grano e lasciò il suo bambino, che ancora allattava, in un angolo del campo, avvolto nel suo mantello e al sicuro, o almeno così credeva. Quando ebbe finito il suo lavoro, tornò al punto dove aveva lasciato il bambino, ma al suo posto trovò una cosa che era grande la metà e continuava a strillare da essere udita per un miglio intorno. Così capì quello che era successo e senza pensarci due volte, lo prese in braccio, facendo finta di coccolarlo, e lo portò da una saggia donna la quale le disse di non dargli abbastanza da mangiare e di picchiarlo e pizzicarlo senza pietà. Tutte cose che Mary Scannell fece. E dopo una settimana esatta, quando al mattino si svegliò, si trovò accanto nel letto il suo vero bambino! La fata che era stata messa al suo posto non aveva gradito affatto il trattamento ricevuto da Mary Scannell che, da donna assennata qual era, seppe come trattarla. Così se ne andò dopo la settimana di prova e le rimandò indietro il bambino.

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Questo racconto, coi precedenti e il seguente, testimonia la credenza popolare che le fate rapiscano i bambini.

«La caratteristica più saliente degli elfi» afferma Sir Walter Scott nel suo pregevole “Essay on Fairy Superstition”, nel II volume di Minstrelsy of the Scottish Border, «era quella di rapire e scambiare bambini e di portar via le anime agli esseri umani».

La canzone di Robin Goodfellow che abbiamo citato prima, descrive così le azioni di un gruppo di fate: Quando canta l’usignolo Via fuggiamo tutti in volo Ed infanti ancora in fasce ci portiamo via. Ed un elfo nel letto Al loro posto io metto Poi scappiamo ridendo. Hoi! Hoi! Hoi! E ancora nell’Irish Hudibras (8°, Londra 1689, p. 122) apprendiamo che le fate Prosciugano le latterie e colpiscono il bestiame;

Rapiscono i lattanti e penetrano attraverso la toppa della chiave

Danzando e ballando in cerchio.

Mr. Anster ha scritto una deliziosa ballata, pubblicata nei suoi Poems (8°, Edimburgo 1819, p. 157), a proposito di questa superstizione sulle fate, in cui usa il termine weakling per la creatura che sostituisce il bimbo sottratto.

Gay, nella sua fiaba La madre, la nutrice e la fata, mette in ridicolo l’idea superstiziosa dei sostituiti; ma è inutile elencare le citazioni a questo proposito.

Castle Martyr, precedentemente chiamato Bally Martyr, è un grazioso villaggio attraversato dalla strada che da Cork porta a Youghall. È noto soprattutto per essere la residenza di Lord Shannon. Il dottor Smith, nella sua History of Cork, riferisce che «circa un miglio a sud-est di Castle Martyr, affiora da una roccia calcarea un fiume chiamato Dowr, dopo aver compiuto un corso sotterraneo di quasi mezzo miglio dalla sua sorgente vicino a Mogeely».

In un keen irlandese, o lamentazione funebre, di cui verranno tradotti più avanti alcuni versi, la madre, che lo canta sul corpo senza vita di suo figlio, paragona i sentimenti di angoscia che la vita le riserva alle acque del corso sotterraneo del Dowr.

Ecco un debole tentativo di rendere in inglese questa stupenda immagine:

Come tetro scorre il Dowr sotto la terra

Dove luce non sfiora la corrente

Così non c’è dardo di luce mai che possa

Penetrare il freddo vortice della mia anima.

Sembra che l’originale abbia suggerito a Moore l’immagine di quella commovente canzone nelle sue Irish Melodies:

Come raggio che brilli sul pelo dell’acqua

Mentre scorre al buio e al gelo la corrente…

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