Tullio Avoledo torna in libreria due anni dopo Furland, pubblicato da Chiarelettere nel 2018, e la fa con Nero come la notte, pubblicato da Marsilio, un hard-boiled ambientato in un’immaginaria città del nordest. Se Furland era stato un libro urgente – tanto nell’analisi politica quanto nell’impianto narrativo -, che andava scritto e pubblicato in quel preciso momento storico, questo è invece un libro che si prende il suo tempo, trascina senza fretta il lettore nel proprio mondo, e lo imparenta di più con la complessità e la grandezza tragica di Chiedi alla luce, il meraviglioso romanzo uscito sempre per Marsilio nel 2016.
Il protagonista della storia è Sergio Stokar, un ex poliziotto dal passato violento e tormentato. Adesso è impiegato come “sceriffo” alle Zattere, un complesso edilizio in periferia, abitato da immigrati di ogni etnia, un labirinto, una sorta di città nella città retta da leggi e regole proprie.
La trama prende avvio dal ritrovamento di un cadavere, una giovane donna è stata uccisa, e l’omicidio pare essere collegato alla morte recente di altre ragazze, tutte giovani, tutte scomparse dalle Zattere. A Stokar viene dato il compito di indagare, e di farlo in fretta, perché questi omicidi, se portati all’attenzione della polizia e dell’amministrazione cittadina, potrebbero minare la sopravvivenza stessa di quella curiosa comunità. Da quel punto in poi, la lettura diventa una vera e propria immersione, un girovagare all’inferno. C’è un senso di smarrimento e insieme di scoperta, nell’andare del racconto.
Avoledo ci restituisce un mondo pieno di contraddizioni, dove bene e male convivono a pochi passi l’uno dall’altro, ma è anche un mondo che sa aprirsi a improvvisi, impensati squarci di bellezza. Per farlo, dà voce ad un personaggio che dentro di sé contiene le stesse contraddizioni del mondo in cui vive. Stokar è un uomo per tanti versi sbagliato, ma che in qualche modo riesce sempre a fare la cosa giusta. Ed è, soprattutto, un uomo che sa molto poco di se stesso. Tutta un’area della sua memoria è andata perduta (forse è stata volutamente cancellata), e parte della spinta narrativa del libro viene anche dal progressivo colmare questa mancanza. In questo senso è anche un personaggio specchio del nostro tempo, che pare aver perso di vista l’importanza del ricordare. Al suo fianco, il lettore incontrerà altri personaggi, più o meno importanti ai fini della narrazione, come Lorenzo, il giornalista amico di Stokar, o Elena, la ragazza di cui forse Stokar è innamorato (e che ha dentro di sé un’eco de La ragazza di Vajont). Senza tralasciare Rabo Mishkin, personaggio caro all’autore, già apparso ne Lo stato dell’unione (di prossima ripubblicazione sempre per Marsilio) e in Mare di Bering.
A mio parere, una delle caratteristiche più vistose dei romanzi di Tullio Avoledo è la capacità che l’autore ha di fare dentro e fuori dai generi, meglio ancora, di prenderli e inglobarli in un’unica narrazione che li contiene tutti senza appartenere a nessuno. Nero come la notte è un noir, certo, ne ha tutti gli elementi: una serie di omicidi, un investigatore dal passato oscuro, una femme fatale, la costante sensazione che nulla sia come appare, e, cosa ancora più importante, ne ha il passo, che è un passo lento e sofferente, un passo che non avvince il lettore con la velocità ma lo trattiene con l’indugio. Ha tutto questo, ma ha anche molto di più, perché nel libro trovano posto anche la Storia, la fantascienza, teorie della cospirazione, culti dimenticati, improvvise impennate comiche, e tutto un susseguirsi di riferimenti alla cultura pop che vanno dalla letteratura alla musica, dal cinema al fumetto. Tutti elementi che messi insieme ne fanno qualcosa di più un semplice libro noir: ne fanno un libro di Tullio Avoledo.
Edoardo Zambelli
Tullio Avoledo, Nero come la notte, Marsilio, 2020, pagg. 524, euro 19,90