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Tutto Gipi è Momenti straordinari con applausi finti

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Tutto Gipi è racchiuso in Momenti straordinari con applausi finti.

Sembra una frase stucchevole e un po’ pretenziosa ma è la prima cosa che mi si è materializzata in testa dopo aver finito di leggere il libro. Poi mi sono fermata un attimo, e ho riguardato la copertina interna, quella con l’uomo di spalle che guarda il bambino, entrambi dentro l’acqua. E ho pensato che fosse il caso di dare una ripassata a tutti gli altri libri. Poi l’ho letto, di nuovo, giusto per essere sicura di non essermi inventata tutto. Questo è quello che ne è venuto fuori.

La storia parla di uno stand-up comedian che divide le sue preoccupazione tra la madre che sta per morire e la scoperta di non poter avere dei figli. Preso dai demoni del suo passato, si dimentica della serata che aveva organizzato, ma ormai è troppo tardi, non può annullarla. E allora cosa fa? Usa la sua vita. Usa la tragedia che gli sta accadendo per far ridere il pubblico.

Gipi torna per Coconino Press, dopo tre anni da La Terra dei figli, un racconto fantastico sul futuro della terra, a fare quello che avevamo visto in LMVDM e in S., costruendo un libro estremamente autobiografico. Ma se in S., metteva al centro della narrazione la figura del padre narrandone la storia e la personalità, con Momenti straordinari fa una cosa differente. Parla di un uomo sui  cinquant’anni che deve trovare il modo di fare i conti con gli ultimi giorni di vita della madre, e che vede svanire con lei quello che era stato. Operazione pericolosa, che corre il rischio di cadere in quell’autoreferenzialità slavata di contenuti che assumono alcuni autori con anni di carriera alle spalle. Eppure la storia di Silvano Landi, che avevamo già incontrato in unastoria, non solo non stanca, ma oserei dire che rappresenta una delle opere più oneste e più importanti dell’autore. Gipi si fa per l’ennesima volta “guardare dentro” dai lettori, costruendo un finestrella giusto all’altezza del suo stomaco.

Dalla sua prima raccolta Esterno notte, Gipi ha sempre rappresentato il rapporto tra arte e vita attraverso il fumetto. Momenti straordinari è un libro che parla del venire a patti con la propria storia. Lo sfondo, fatto di acque scure in acquerello, alternato a matite tremolanti e bianco e neri, incrocia linee narrative distinte che vengono rese con stili diversi. La linearità della storia procede spedita con un preciso punto di inizio e punto di fine, costellata da pezzi di altre storie, l’apparizione di un uomo primitivo dentro di lui che urla alla scoperta di non poter avere figli, un soldato della Seconda Guerra Mondiale chiamato a parlare agli attori sul set di Salvate il soldato Ryan di come ci si sente quando in battaglia ti muore accanto un compagno, un gruppo di astronauti bloccati su di un pianeta senza via d’uscita, che continuano a perdere la memoria all’infinito. Una lotta disperata contro le fragilità umane che si trascinano inesorabilmente sino all’età adulta. La tecnica grafica è quella che ormai lo contraddistingue. Quello che ne esce fuori è una lotta contro il cinismo.

«Quindi è così? Succede così? Si diventa così quando si cresce?».

Il ruolo del “bambino luminoso” è quello di creare una rottura. Con la riscoperta attraverso gli occhi giovani del bambino che era, Gipi ci ricorda di guardare al passato con più onestà e di riscoprire momenti straordinari, stucchevoli, imbarazzanti, patetici e spesso banali, che solo un grande artista può disegnare nella loro interezza. Apprezzare la banalità delle cose così come sono. Dare da mangiare alla madre che sta morendo e allo stesso tempo ricordare delle giornate passate al mare.

«Se chiedo scusa dimentichiamo tutto?»

Il bambino non nega il dolore, distraendosi compulsivamente, non manca di empatia, non si rifiuta di sentire. Prende la vita così, come gli accade. Il bambino è lì per farci sentire fuori luogo, farci scendere dai piedistalli dell’ironia e del sarcasmo, farci smettere di far finta di aver capito la vita. Quel luogo magico dell’inconscio dove tutte le opere di Gipi sembrano portarci.

«Non lasceremo mai questo pianeta, vero?»

Come un’astronauta sperduto in un paese sconosciuto in cui sembra che non ci sia via di uscita,  Landi sembra volersi affondare, accosta la macchina e cammina verso il lago scuro. Ma non si lascia affogare. Vuole sopravvivere, e affrontare il suo presente come non aveva fatto prima. E’ l’umanità semplice, vera, e a volte patetica che ci raffigura. La vita che ritorna e il ritornare a vivere dopo la morte.

«Non assumere forma di bambino, non c’è nessun bambino» dice l’astronauta. Ma il bambino c’è, ed è l’unico che sa ricordare, «sono sopravvissuto, è incredibile» grida alla fine, in direzione della madre. Non è annegato. Non siamo annegati.

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