Gianmariavolontè di Umberto Lucarelli, Bietti 2022, pp. 85, € 12 è un piccolo fiume di parole interessanti.
Sono le parole di Oreste Scalzone, fondatore di Potere Operaio che racconta l’amicizia con il grande Gian Maria Volonté, l’indimenticabile attore di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, La classe operaia va in paradiso, L’armata Brancaleone.
Ci sono aneddoti affascinanti come la volta in cui Oreste Scalzone, essendo in libertà provvisoria e volendo andarsene dall’Italia, si fa convincere da un’amica a chiedere a Volontè che era skipper e insegnante di vela, di aiutarlo a fuggire.
L’amica si fa tramite, va a parlare con Volontè e “pone la questione, lui la guarda, attento, la guarda serio, alla fine lei tace, c’è un momento di silenzio, la donna accavalla le gambe, si ravvia i capelli con le dita, lui senza distogliere l’intensità dei suoi occhi su di lei le risponde che è a completa disposizione, A completa disposizione, immediatamente”.
Nel viaggio verso la Sardegna dove aveva ormeggiato la barca Volontè rassicura l’amico che aveva paura di essere riconosciuto: “Guarderanno me, la gente osserva sempre le persone di spettacolo, guarderanno me, non ti dar pena”.
Così Scalzone, dopo “il passaggio” fino in Corsica, si trasferirà a Parigi dove incontrerà la comunità dei latitanti italiani.
Siamo ben lontani dall’altro volto di Volontè, quello del commissario di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto quando tortura lo studente arrestato: “Tu non sei un cavallo, tu sei un cittadino democratico e io ti devo rispettare ma i botti terroristici, le intimidazioni, le bombe, che minchia c’entrano con la democrazia?”.
Scalzone racconta i difficili inizi di Volontè che fece una dura gavetta prima di essere notato e ricorda aneddoti sull’impegno politico dell’attore.
Il libro di Lucarelli è soprattutto un documento umano, la storia di un uomo che, con tutte le sue avventure e vicissitudini, rimpiange l’amico che non c’è più e la cui assenza lo fa sentire ancora in esilio.
È un documento su un’epoca conclusa ma non risolta, le cui idee sono svanite mentre è rimasto il ricordo di una violenza che ha lasciato rancori e ferite da tutte le parti.
È un pezzo di biografia di una generazione che con il sostegno di parte della società civile ha creduto di poter cambiare il Paese.
È il racconto di ragazzi, ormai non più ragazzi che si rispecchiano nella frase scritta sulla barca di Gian Maria Volontè: “Si è alzato il vento e abbiamo tentato di vivere”.