Un Amore di Zitella è il titolo di un romanzo di Andrea Vitali, prolifico scrittore di Bellano sul lago di Como. Io sono un amore di zitella, che sfugge e rifugge qualsiasi impegno sentimentale preferendo fugaci guizzi e proibiti sollazzi.
Vanto fiere origini laghee, termine usato per descrivere i rivieraschi nativi del lago di Como e del Maggiore. Io sono addirittura una bi-laghee – sono binaria in tutto – perché la famiglia di papà, il clan Denti, è di Bellano, chiamato il “paese degli artisti.” Il borgo, infatti, ha dato i natali a diversi artisti tra cui il medico scrittore Andrea Vitali, che dedica tutti i suoi romanzi alle storie di vita del paese, il grande pittore Giancarlo Vitali, di recente scomparso e celebrato con una retrospettiva a Palazzo Reale, che con il fratello Danilo, scultore di bellissime opere in rame, tra cui agoni e missoltini, i pesci del lago, era figlio di pescatori e di mestiere, oltre a dipingere, faceva lui stesso il pescatore. Il figlio di Giancarlo, il bel Velasco Vitali, è anche lui un artista molto rinomato che si occupa di pittura e di scultura, nonché di conservare l’eredità artistica del paese con gli Archivi Vitali.
Mamma invece è originaria di Luino, lago Maggiore, che a sua volta si fregia di aver allevato numerosi letterati – lo scrittore Piero Chiara, il poeta Vittorio Sereni e l’artista Dario Fo – oltre a un gran numero di comici tra cui Massimo Boldi, Enzo Iacchetti, Francesco Salvi e Renato Pozzetto. Ma questa è una storia che vi racconterò nella prossima puntata della mia lunatica rubrica.
Bellano è un pittoresco borgo affacciato sulla sponda orientale del lago di Como, vicino a paesini dai nomi buffi, come Lecco, Ombriaco, Menaggio, Chiavenna …
Io li ho sempre letti con la dovuta malizia perché il mio ruolo nel borgo è quello dell’irriverente giullare, o come dice l’amico sindaco Antonio Rusconi, “Roberta sei la nostra assessora alla frivolezza”, incarico che svolgo alla massima follia.
Bellano negli ultimi anni stava vivendo una vera e propria rinascita, in termini culturali e anche turistici, con garbati e curiosi visitatori che venivano a scoprire i luoghi narrati nei libri di Vitali. A visitare l’Orrido, una gola naturale creata dal fiume Pioverna che sfocia in una spettacolare cascata, dove si erge la torretta chiamata Ca’ del Diavol, alla quale presterò la mia voce in inglese. In effetti, sono una Diavolina.
In paese c’è un circolo per anziani, dove campeggia una frase del drammaturgo irlandese Samuel Beckett: Tutti nasciamo pazzi. Alcuni lo rimangono. A Bellano lo sono rimasti (quasi) tutti. Una miscellanea di persone e personaggi da commedia italiana, i miei amati “vecc” che bisbocciano e giocano a carte alla Taverna del Ponte, rustica trattoria dove si assaporano genuine e generose porzioni di piatti tipici del lago come il risotto al pesce persico, pescato ogni giorno da uno degli ultimi pescatori, il caro amico Angelo Egidio Vergottini, una canaglia dal cuore d’oro, solo non fatelo arrabbiare perché anche lui è un bel föra de lascia, insomma uno spustado.
Nei piccoli paesini, che ho sempre amato perché ritengo che nella loro quieta semplicità si viva meglio, ci sono sempre le voci di paese e i personaggi del villaggio. Non c’è voluto molto perché mi guadagnassi, meritatamente, un soprannome: Miss Menaggina, mutuato da Menaggino, vento impetuoso e temporalesco che quando arriva scompiglia tutto, una sorta di tornado. E’ un evento piuttosto raro mentre io, la mina vagante, momentaneamente stanziale, di Belan, sono molto più frequente. Quando torno al paese, i miei vicini di casa, i carabinieri – le mosse astute della mia famiglia understated, mentre io sono overstated, per cercare, invano, di contenermi – nella persona del maresciallo, mi fermano sempre e mi dondolano davanti al naso le manette. “Se non è oggi, sarà domani cara Menaggina!” Che poi non capisco perché dovrebbero ammanettarmi quando le mie manine sanno combinarne di meravigliose…
Oppure mi capita d’incrociare per le viuzze del borgo o in contrada Alessandro Manzoni – è l’originale nome della contrada, il Manzoni aleggia ma non passeggia più sul lago – Andrea Vitali, oggi tornato a ricoprire il ruolo di medico per sostenere, anche moralmente, i suoi concittadini, che mi “minaccia” con l’umorismo tipico dei laghee di sottopormi a un TSO, il trattamento sanitario obbligatorio. Insomma, il paese mi ama e mi (dis)rispetta punzecchiandomi e stuzzicando la mia vis ciarliera e cialtrona. “Cialtrone” è un termine che usò Velasco Vitali per descrivere i laghee, notoriamente diffidenti, scostanti e bricconi.
Sono nata in un contesto di cantastorie, affabulatori, contrabbandieri, contaballe, romanzieri, ombriaconi e qui ho sviluppato la favella, perché nei paesi si ciancia, e si beve, tanto, vagando per bar tra cui la manzoniana Taverna della Malanotte, dove nelle buie sere d’autunno ci si ritrova davanti al camino con gli arzilli vecchietti a raccontarsi storie di vita. Ho una predilezione per i contatti umani e per gli anziani e con la mia pimpante parlantina sono capace di parlare anche con gli spiriti. Perché le chiacchiere sono terapeutiche, come sostiene anche il nostro scrittore: La parola ha un valore terapeutico. Le storie narrate con garbo e ironia da Vitali nei suoi numerosi romanzi, tutti ambientati a Bellano, sono ispirate alle storie del paese, senza mai mettere alla berlina le debolezze umane, ma accudendole con bonaria ironia.
L’ironia, anche in tempi di coronavirus, o forse specialmente in questo momento apocalittico, è fondamentale per tenere in vita lo spirito, come ha descritto Vitali in un articolo dove ha raccontato come il paese sta affrontando l’emergenza: Nella piazza del paesello si sta bene, l’aria è serena, il cielo azzurro, il lago calmo. Ciò non significa però che si stia tranquilli visto che anche da queste parti LUI ha da poco fatto la sua comparsa. Virale, il Corona, familiarmente detto, compare anche nei commiati. ‘Salutami il Corona se lo vedi’. Scherzando, pur a debita distanza, ci si dà forza uno con l’altro e si ricaricano le pile della vigilanza..
In questo momento di attesa, angoscia e cauta speranza, lontana dalle mie amate rive e dai miei affetti, tento anch’io di risollevare l’umore con la mia esplosiva joie de vivre, messa a dura prova ma sempre presente a sostenere in primis me e poi tutte le persone che amo, che incontro e chi mi legge.
Forse è vero che chi è nato in questo peculiare borgo sul lago, un autentico piccolo paradiso – sarà l’aria, il vento, il vino genuino? Forse una magica combinazione di tutti e tre? – ha una particolare predisposizione alla narrazione, orale e scritta. Il nostro lago è un incantesimo naturale di portentosa ispirazione per animi umili e umani.
Bellano è il mio buen retiro dell’anima dove, quando torno, smetto i costumi e le usanze della città per liberare la mia vera natura, più semplice e rustica. Percorro, perdendomi per ritrovarmi, il Sentiero del Viandante nei boschi sopra il lago, raccolgo la legna, scheggiandomi sempre, impiego ore ad accendere un fuoco usando la grappa, vizio i germani che mi starnazzano alle finestre per il rancio e che mi seguono come fossi una novella Konrandina Lorenz, visito le bettole e intrattengo da ingranata – termine locale per dire “cionca” – i laghee con i miei piccanti ed esilaranti racconti.
La prima cosa che farò quando potremmo muoverci sarà smuovere le chiappe, tornarmene “in zu” sul lago e abbracciare un nuovo orizzonte di vita. Gli abbracci, quelli veri, dovremo tenerli ancora in quarantena. Ma l’amore e la solidarietà, che la mia Bellano sta dimostrando, al pari di tantissime altre orgogliose realtà italiane, ci aiuteranno nella difficile ma possibile ripresa.
E’ arrivato il momento di cambiare sponda, di lasciare la città per la vita di paese.
Temo solo il momento in cui comunicherò al sindaco di voler prendere la residenza: Miss Menaggina scombussolerà tutto e tutti, contagiando i miei amati laghee di effervescente leggiadria con la mia linguetta triforcuta.
Come mi diceva un saggio e malandrino zio, che usava portarmi per bettole a ingranarci: Chi gà tanta làpa vàr pòch con la sàpa. Ossia chi parla tanto val poco con la zappa in mano. Io certo con la mia leggendaria maldestria me la tirerei sui piedi, tanto vale che lasci la zappa a qualcun altro e che io continui invece a far ridere scrivendo perché saprò fare poco ma quel poco lo faccio proprio bene.
Adesso rimango barricata in casa.
Sì con la grappa.
Viva i laghee.
Bellano Ti Amo.
PS. Nel paese, sono anche conosciuta quale “ex” di George Clunei (come dicono qui) che conobbi anni fa e che mi fece conquistare la prima pagina del Giornale di Lecco, con tanto di strillone BELLANESE CI PROVA CON CLOONEY E LUI CI STA!
Un gossip che non mi sono mai sentita di smentire.
Credit photo: la bellissima foto di Bellano dall’alto è opera di Carlo Borlenghi, bellanese, famoso anche per essere il fotografo ufficiale di Luna Rossa di Prada.
Roberta Denti