C’è un modo di raccontare le cose che appartiene solo a Daniele Pignatelli. Regista dallo sguardo appassionato e poetico che anche in questi tempi, veloci come una Cadillac senza freni per dirla con Joaquin Sabina, riesce a prenderti e a portarti in atmosfere più consone alla natura dell’anima, che la nutrono, la fanno respirare. Come ha fatto ora ne L’Altra Terra, l’ultimo film da lui diretto. Nato da una co-produzione Giffoni Innovation Hub – Bayer e scritto da Manlio Castagna, è stato presentato a luglio in occasione del noto Giffoni Film Festival 2021. In questo ambito abbiamo parlato con Daniele Pignatelli che ci racconta di cosa si tratta e quali sono i suoi progetti futuri.
Daniele, cosa racconta questo film?
La nostra storia parla di Sofia, interpretata da Beatrice Pignatelli – mia nipote figlia di Luca e Maria – che, nel film, venticinque anni fa era una bambina che viene accompagnata dai genitori nella masseria dei nonni. Come ogni anno, prima delle vacanze, passano a salutarli. Sono due contadini che coltivano i terreni di grano; Sofia passa del tempo con sua nonna, interpretata dalla bravissima Stefania Ciccarelli, in questa masseria ed è per lei come essere nel paese delle meraviglie rurali. Lei si sorprende sempre, sente qualcosa lì dentro. Del dialogo con la nonna le rimarrà questo seme di attaccamento alla terra.
In contemporanea vediamo, nel presente, lei adulta, interpretata dalla splendida Alessandra Carrillo, che ha un’intervista con questo giornalista molto importante, interpretato dal grandissimo Chicco Salimbeni, un attore straordinario con cui avevo già lavorato in Terzo° e Mondo. Nell’intervista ricorda questa giornata di venticinque anni fa dove le si è piantato il seme di attaccamento alla terra. Il riscatto sociale, dice lei nell’intervista, non è più, come una volta, andarsene, andare in America, in Francia, in Svizzera a lavorare, ma rimanere o tornare.
Da dove nasce questa idea?
La Bayer ha fatto un’indagine per cui ha scoperto che i neolaureati, soprattutto in agraria e in ingegneria, stanno tornando alla terra, all’agricoltura, dove c’è un’innovazione tecnologica molto importante. E quindi al posto della ‘fuga di cervelli’ che c’era prima, l’istinto di sopravvivenza dei giovani ora li porta a ritornare in Italia e ad occuparsi della terra, ripartire dalla terra per salvare il pianeta.
I Pignatelli sono una miniera inesauribile di artisti: pittori, fotografi, registi, musicisti, scrittori, attori. Com’è stato lavorare con Beatrice?
Bellissimo. E’ un talento naturale, fa teatro da quattro anni: sono andato a vederla in uno spettacolo al teatro Litta a Milano e l’ho presa subito come protagonista. Adesso ha 14 anni e avrà una parte anche per il nostro prossimo lungometraggio in pre-produzione: Ago e il Drago. Beatrice “buca lo schermo”, come si suol dire!
Ho seguito la vostra impresa sui social. Per L’altra terra avete girato in tempo record.
Quando lavori d’istinto, libero, nella purezza e coi tuoi collaboratori di una vita, tutto diventa possibile. Abbiamo girato 6,7 e 8 luglio e l’abbiamo presentato sul grande schermo come evento speciale al Giffoni Film Festival il 25 luglio.
Ho potuto lavorare con la mia squadra, il mio straordinario direttore della fotografia Alessandro Feira Chios, che lavora con me da più di trent’anni, ho avuto il mio montatore che è Mattia Seregni, ho la musica del mio compositore Kaballà che è stato premiato alla carriera quest’anno al Taormina Film Festival.
La cosa che sempre mi stupisce è che giro in una specie di stato di trance e, senza che me ne accorga mentre giro, alla fine rimane la mia impronta. Sembra presunzione però mi riconosco in questo film che, per la prima volta, non ho scritto io. Mi colpisce sempre ogni volta questa cosa e mi dico: come ho fatto a fare questo film?
Nell’intervista precedente hai detto una cosa che mi piace molto: «le idee sono nell’aria e bisogna meritarsele.» Come si coltiva questo merito?
Questo merito si coltiva con il lavoro quotidiano, che può essere anche solo mentale nel nostro caso, perché hai le storie che ti attraversano la testa e ogni tanto arriva quel che ti meriti in quel momento. Questa storia del Giffoni con la Bayer mai mi sarei immaginato che potesse capitare. Ma, seppur terribili, sono due anni magici, tu lo sai: dal nostro Nuovo Cinema Para-Virus, girato durante il primo lock-down e selezionato al momento in più di 70 film festival tra cui al 35° FORT LAUDERDALE INTERNATIONAL FILM FESTIVAL, FLORIDA (5-22 NOVEMBRE) dov’è stato premiato come “BEST COLLEGE SHORT” AWARD. E ora con il lungometraggio Ago il Drago.
Le idee arrivano forse perché in qualche modo sono stato coerente, sono stato fermo, non ho mai mollato, ho continuato a scrivere e a girare film super indipendenti, artistici e poetici, in totale libertà. Forse le idee arrivano se riesci a mantenere questa coerenza, a qualsiasi prezzo, e il prezzo è altissimo perché ti isoli e gli altri all’inizio si spaventano e si allontanano ma poi quando vedono i lavori spesso li apprezzano.
Quello che conta è quanto ci credi, quanto è dentro di te questa cosa qua. Perché i momenti in cui sei tentato di lasciare sono tantissimi.
Uno dei tuoi hashtag è #storyfirst. Cosa vuol dire?
John Cassavetes è il mio riferimento più grande, perché è lui che ha portato il cinema indipendente a girare in strada, insieme a Scorsese e alla Nouvelle Vague, e la sua frase era ‘tutta questa tecnica non ha niente a che vedere con i contenuti’. Per me questo è fondamentale. Devi avere qualcosa da dire, se no è meglio aspettare o lasciar perdere. Lo stesso vale per il mio altro punto di riferimento Aki Kaurismäki, secondo me uno dei più ispirati poeti viventi (non a caso uno dei miei figli si chiama Filippo Aki…). Lui con poco e con una grande capacità di sintesi riesce a colpire al cuore. Una sua frase che mi ha trafitto: “ i registi più seri si occupano di ben pochi temi. I professionisti, come si dice, sono invece un caso a parte: sono capaci di fare un film impersonale su qualunque soggetto.” Il fatto che la gente non legga poesie non significa che non ne abbia bisogno. Ripartiamo dalla terra e dalla poesia per salvare il pianeta, è l’ultima speranza.
Che progetti hai per il futuro?
Sto lavorando al mio prossimo film Ago il Drago con il contributo economico importante del MIBACT, Ministero dei Beni Culturali, con il nostro produttore che è Massimo Bertorello, Multimedia Net e King Cross e la Video Solutions e la produzione esecutiva della Scirocco film. E’ basato su una storia vera sulla quale stavo realizzando un documentario anni fa. Potrebbe essere definita una commedia di genere in cui una comunità si mette al servizio di uno dei suoi componenti per realizzare il suo sogno. Il nostro protagonista è Agostino, detto Ago, e il suo sogno è realizzare un film e “vincere il premio”.
Ago ha una sensibilità particolare perché è nato con un cromosoma in più e ha la sindrome di down.
Giriamo questo inverno/primavera: 5 settimane in Salento e una settimana a Genova. Come ho detto ai Giffoners: “un paese, un popolo che respira poesia aumenta le proprie difese immunitarie”, e mai ne abbiamo avuto bisogno come in questo momento!