“Imparare quali domande non hanno risposta, e non rispondere a esse; questa qualità è la più necessaria in tempi di tensione e di oscurità”
E di domande Ai, l’Inviato dell’Ecumene su Inverno, ne ha tante. Ma ha anche risposte, risposte che però le due più grandi potenze del pianeta non vogliono ascoltare. Risposte a cui solo un uomo, il complesso e imperscrutabile Primo Ministro di Karhide Therem Estraven, sembra interessato. Risposte che terrorizzano il Re pazzo di Karhide perché a quelle risposte, poi, dovrebbero far seguito domande troppo pericolose per gli equilibri del regno.
La mano sinistra delle tenebre è un romanzo complesso, un romanzo che intreccia le sorti di un intero pienata con quelle di due uomini. Un romanzo politico, a suo modo. Un romanzo all’interno del quale é si trova spazio per la comprensione, per la comunione, per l’amicizia e per la fiducia reciproca. Perché la grandezza di un mondo, il suo futuro, la sua emancipazione e il cambiamento non possono prescindere dalle piccole – ma enormi – energie che l’amicizia e la fiducia tra singoli catalizzano.
“Naturalmente non c’era alcuna possibilità di nascondere qualcosa, in quella vita, e il mio nomignolo tra prigionieri e guardie era, inevitabilmente: il Pervertito. Ma dove non esistono né desiderio né vergogna, nessuno, per quanto sia anormale, viene escluso.”
L’autrice poi spinge la sua immaginazione. La spinge verso un mondo libero dalle pulsioni sessuali che hanno contribuito a determinare lo sviluppo sociale ed economico del nostro presente per come lo conosciamo. La spinge a teorizzare un mondo all’interno del quale la suddivisione in maschi e femmine non ha alcun senso, in cui gli abitanti di Inverno attraversano momenti specifici di attrazione, in cui uomini e donne sono uguali perché non esistono uomini e donne, non nel senso comune, non nell’accezione che viene spontaneo attribuirgli.
Fa tutto questo immaginando, descrivendo, teorizzando, valutando. Scompone il presente, ne disseziona i difetti e prova a eliminarne alcuni trasportando le sue brillanti intuizioni nell’altrove di Inverno.
“Qui, il governo può controllare non solo le azioni, ma il pensiero. Certamente nessun uomo dovrebbe mai avere un simile potere su altri uomini”
Uno dei moniti che l’autrice ci affida. Perché se il democratico Ecumene fa della comunicazione telepatica uno dei suoi capisaldi, è anche vero che l’orrore di una nazione – l’Orgoreyn – capace di schiacciare l’individuo, di annullarne le reazioni, di farlo sparire tra le spire di un apparato burocratico implacabile è semplicemente terrorizzante.
Ed è da questo orrore, da un mondo senza comprensione, dalla guerra, dalla conservazione del potere che la Le Guin ci mette in guardia.
Ed è verso il sacrificio altruista, verso la comprensione, verso la comunione e la fiducia che la Le Guin ci accompagna.
Proprio come Estraven accompagna Ai verso il futuro di Inverno. Proprio come la tenebra accompagna la luce come sua mano sinistra.
Maico Morellini
Ursula K. Le Guin
La mano sinistra delle tenebre
Foto Copertina VANESSA LEMEN