Ci sono degli umani, come quello che ho incontrato ieri sera, che sono nel contempo forze della natura e catalizzatori del pensiero, cioè del progetto; perché è questo che conta, non il talento, ma il desiderio di impiegarlo per trasformare te stesso. Non gli altri, ma sé stessi. Banalmente. In questi casi, come un mantra mi torna quella lettera che Wittgenstein scrisse all’architetto Engelmann, durante la progettazione dell’abitazione della sorella Margaret, [Lettere di Ludwig Wittgenstein (con ricordi di Paul Engelmann) per La Nuova Italia].
Egli scrisse a proposito della “salvezza” che bisogna uscire dall’indecenza (Unanständigkeit) della vita umana. Era stato in guerra quel matto di Witt. ma che genio quel matto! e aveva visto il volto dell’umano e più che la servile sofferenza, sapeva che l’energico esercizio lo avrebbe trasformato, lo avrebbe reso ein anständiger Mensch, un uomo decente. Non basta cambiare modo di pensare, la metànoia non è affatto sufficiente, ciò che è necessario è cambiare il modo di vivere, e questa è la cum versio, la conversione.