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Valeria Sirabella. Il mondo che da qualche parte esiste

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Ci sono libri che anelano all’immagine. Mentre li leggi, vedi i personaggi, vedi i luoghi, le stanze, le distese di terra desolate. Questo perché, alcuni scrittori, attingono ad un immaginario consolidato, con cui il lettore è già entrato in contatto e lo ha introiettato. Questi racconti, dunque, hanno la capacità di solleticare dei ricordi e creare una connessione istantanea.

Così, mentre leggevo Il mondo che da qualche parte esiste, di Valeria Sirabella ho pensato che sarebbe perfetto per una Fiction.

Se vi sono piaciute serie di successo come “Un professore”, storie di adolescenti in cerca di se stessi, di genitori fragili e vite complicate, questo è il libro che fa per voi.

Il mondo che da qualche parte esiste, è la storia di Ginevra e di Camilla. Due ragazze molto diverse, che appartengono a due mondi agli antipodi. Hanno quattordici anni. Ginevra viene da un quartiere povero, è bellissima e ha imparato troppo presto il desiderio degli uomini e come manipolarlo. Sua madre ha riposto in lei grandi aspettative e, nel tentativo di sottrarla ad una vita difficile, la iscrive a un liceo frequentato da ragazzi ricchi, nella speranza che lei possa trovare l’amore di un giovane rampollo dell’alta borghesia romana.

Non è precisato il periodo ma l’assenza di cellulari e di riferimenti a internet, lascia presumere che la storia sia ambientata negli anni novanta, non prima perché ci sono, invece, diversi riferimenti alla trasmissione “Il grande fratello”.

In questa scuola, Ginevra incontra Camilla, una ragazza impacciata, molto ricca, irrisolta e sempre un po’ triste. Ha un pessimo rapporto con la madre e un padre sfuggente, che la adora, ma che ha dei seri problemi.

La storia avanza come una catena dove ogni anello è un personaggio. Alcuni anelli si ripetono, altri sopraggiungono una volta soltanto. È come una Spoon River, dove tutti dormono, dormono, dormono nelle loro case, nelle loro vite, dormono e si rifiutano di vedere ciò che loro accade e alle persona che più amano, morendo un po’ alla volta mentre pensano a un mondo più adatto. In questo senso il titolo, molto bello, rappresenta perfettamente ciò che agita il cuore dei personaggi.

Nelle 185 pagine di cui è composta questa storia, ci sono moltissimi personaggi. Troppi. Ingrid; Fabio; il padre di Ginevra; Damiano. Alcuni di questi personaggi compaiono una, due volte e poi scompaiono. Alcune linee narrative sono solo abbozzate, come il malessere della mamma di Camilla, il rapporto conflittuale tra Claudio e suo padre. Persino il personaggio di Mara, l’amica di infanzia di Ginevra, il suo talento per la manicure, rimane abbozzato e con un potenziale non del tutto espresso.

Al netto di queste imperfezioni che si possono certamente concedere ad un’esordiente, Valeria Sirabella, ha scritto una storia dolorosa, creando personaggi con cui è facile entrare in empatia. Con gli esordi, del resto, è necessario essere cauti nei giudizi poiché siamo davanti a un seme che può essere qualsiasi cosa o nulla. Quando Marguerite Duras cercò di pubblicare Gli impudenti, il suo libro d’esordio, Denoël le disse che poteva fare ciò che voleva tanto, non sarebbe mai stata una scrittrice.

Pierangelo Consoli

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Valeria Sirabella, Il mondo che da qualche parte esiste, Mondadori 2024, Pp. 185, Euro 19

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