Torna in scena Vincenzo Pardini con un romanzo a dir poco potente. Molto è stato scritto di lui ma senza mai aver il coraggio di riconoscerlo apertamente come uno dei più visionari scrittori del nostro tempo. La scrittura di Pardini vive di immagini, riesce a cogliere nella natura e nei volti quello che il tempo è riuscito a scolpire e che noi umani tentiamo metodicamente di distruggere. Pardini riesce a cogliere il tempo che passa. Ma con l’Accecatore ha cambiato registro. E’cambiata la regia. La sua scrittura si è fatta penna di cronista, un giornalista saltuario, un battitore libero di un imprecisato paese tra boschi e montagne, una natura che ricorda tanto la sua Garfagnana. Qui comincia una storia che racconta di noi, del nostro presente.
Un uccello con quattro ali, due da piccione e due da falco si avventa su di noi e ci cava gli occhi. Non solo siamo diventati ciechi, ma dopo sofferenze un virus ci distrugge definitivamente. La scrittura si fa densa e se l’Accecatore pare risparmiarci la vita non così fanno gli Assalitori che sembrano usciti a frotte dalla sua pancia, stormi di uccelli neri che si avventano su tutti: uomini e animali, vivi e morti non fa differenza. Il cronista è uno dei primi a riconoscere l’Accecatore e ingaggia una battaglia fatta di fendenti e ganci dritti, un match di pugilato che lascia senza fiato.
E i governi di tutte le Nazioni cosa fanno? Vogliono veramente cercare di fermare l’Accecatore? E poi questo Accecatore da dove viene … dalle viscere profonde del nostro passato? Oppure è stato mandato da forze oscure che vogliono prendersi gioco di noi se non prima farci perdere la dignità di uomini? E che futuro esiste per noi, se futuro ci può essere …
Il cronista comincia ad indagare. Vuole non solo capire quello che sta accadendo, ma indagare nell’animo umano, in fondo è il suo mestiere, mettere a nudo quel poco di dignità e consapevolezza che di noi rimane. Ma c’è qualcosa di più. Ed ecco che la scrittura si fa struggente e bella come una preghiera.
Quando non c’è più luce e le tenebre sembrano essersi impossessate di noi … quando i governi della Terra sono lo specchio di una natura ingorda e nulla temono se non la crisi economica che metterebbe a rischio il loro potere … quando nessuno ha più capacità di mettere in discussione, di criticare tale operato insensato e ingiustificato … quando tutto questo avviene non basta proteggersi con occhiali speciali o abiti anti taglio ma ci racconta il cronista dopo un incontro ravvicinato con l’Accecatore al quale è riuscito a scampare che “durante la malattia e convalescenza, l’Accecatore non lo avevo più veduto né udito. L’avessi incontrato di nuovo, per non essere aggredito, avrei dovuto ignorarlo. Sguardi e pensieri lo provocano”.
Pardini ci racconta ancora una volta di noi, anche delle nostre manchevolezze, di come gli ultimi possono davvero esseri i primi e che per davvero in Paradiso un potente della Terra non ci riesce ad entrare come non entra un cammello nella cruna di un ago.
Potente scrittura che ci ricorda di rafforzare e allenare l’anima a tornare all’ascolto della natura, all’ascolto di coloro che non hanno voce e infine a quella Voce che dai tempi dei tempi ci chiama e ci conosce uno ad uno e che sa tutelarci nei momenti più bui e sa essere nella sua essenza la voce di Dio.
Maria Caterina Prezioso
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L’accecatore/Vincenzo Pardini/ peQuod/ pagg 135/ euro 16,00