All’età di soli 22 anni, la scrittrice inglese Virginia Woolf aveva già subito due esaurimenti nervosi, causati, si crede, dalla morte della madre e della sorellastra in rapida successione, e poi del padre alcuni anni dopo. Sfortunatamente, la lotta non finì lì per Virginia, che fronteggiò numerose crisi depressive durante tutta la sua vita, fino alla fine.
Una sera del marzo 1941, Virginia tentò di porre fine alla sua vita gettandosi in un fiume; tuttavia, non ci riuscì e tornò semplicemente a casa, zuppa. Purtroppo, continuò a perseguire il suo intento e, pochi giorni dopo, il 28 marzo 1941, tentò di nuovo il suicidio.
Il giorno della sua morte, senza sapere dove si trovasse, il marito di Virginia, Leonard, scoprì questa lettera lasciata sulla mensola del camino. Il corpo della scrittrice fu trovato settimane dopo nel fiume Ouse, le tasche del cappotto piene di pesanti pietre.
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Martedì.
Carissimo,
sono certa che sto impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo attraversare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non mi riprenderò. Comincio a sentire delle voci e non riesco a concentrarmi. Quindi sto facendo quello che mi sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la più grande felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che chiunque potrebbe essere. Non credevo che due persone potessero essere più felici prima che arrivasse questa terribile malattia. Non posso più lottare. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti lavorare. E lo farai, lo so. Vedi che non riesco nemmeno a scrivere bene. Non riesco a leggere. Quello che voglio dire è che devo a te tutta la felicità della mia vita. Sei stato assolutamente paziente con me e incredibilmente buono. Voglio dire che – tutti lo sanno – che se qualcuno avesse potuto salvarmi, saresti stato tu. Tutto è fuggito via da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso più continuare a rovinarti la vita.
Non credo che due persone avrebbero potuto essere più felici di noi.
V.