Ho veramente poco da dire su questo racconto che non sia già stato magnificamente esposto da Bernardo Cicchetti nella sua pregevole introduzione. Mi pare inevitabile citarne un passaggio:
“La croce di Carl è uno straordinario lavoro sulla parola, che si fa carne, sangue e anima. Un manifesto antimilitarista come ve ne sono pochi, un pugno nello stomaco, un grido di dolore che si incarna in canto di morte, e che infine si sublima in un canto di vita. È un’opera degna di comparire accanto alle più alte voci che si sono elevate, in tutti i campi e in tutte le epoche, contro la guerra (in astratto) e contro le guerre (che come condanne periodiche infestano e minano il progresso umano).”
Che cosa dire, se non che sono pienamente d’accordo?
Dell’autore Walter Owen si sa veramente poco, se non che nacque a Glasgow nel 1884 e che morì nel 1953 a Buenos Aires. Fu un agente di cambio per professione e un poeta per vocazione. La croce di Carl, stando a quanto si dice, fu il frutto di un’esperienza extracorporea dell’autore stesso durante un lungo ricovero ospedaliero avvenuto nel 1917.
La croce di Carl potrebbe non sembrare il tipico racconto weird, e in effetti è così, poiché non vi sono incontri con il soprannaturale – a parte un preambolo apparentemente autobiografico basato sull’ambiguità psicologica del protagonista, un uomo ricoverato all’ospedale con una diagnosi di isteria, che sperimenta il fenomeno della dissociazione mentale e “sogna” la vicenda di Carl come se l’avesse vissuta lui stesso in forma astrale o, forse, in una vita precedente. Da questa premessa si srotola la vicenda di Carl, un giovane soldato di fanteria che combatte nelle trincee della Prima Guerra Mondiale. L’obiettivo del suo battaglione è conquistare la terribile “Collina 50”. La missione si trasforma in un tour de force dell’orrore che condurrà il povero Carl, ritenuto morto a seguito di una grave ferita riportata in battaglia, presso un impianto di smaltimento dei cadaveri dei soldati, una fabbrica di oscenità disumane che sconvolgeranno la mente già traumatizzata del giovane soldato.
Il registro incredibilmente poetico, visionario ed elegante rende, se possibile, l’esperienza di lettura ancor più surreale e possente, spingendo il lettore a continui balzelli emotivi, diviso a metà tra l’orrore raccapricciante ispirato dalla drammatica vicenda di Carl e la muta ammirazione per la prosa di Owen – una scoperta davvero sorprendente! -, che intesse una narrazione dai toni lirici e febbrili, visionari, sacri e deliranti allo stesso tempo, dipingendo un orrore angosciante difficile da contemplare in tutta la sua terrificante verità. Del resto, a noi figli della pace e del benessere riesce estremamente difficile concepire le miserie della guerra. La croce di Carl colpisce dritto al cuore e lo fa rabbrividire.
“C’è un ammasso di corpi in un posto, ammucchiati, e lontano dal mucchio qualcosa sulle mani si trascina, una cosa come un cane mutilato che solleva la testa annerita, e ulula.”
Mi meraviglia che questo racconto non sia giunto prima tra noi. Scritto in periodo bellico con lo scopo di levare un grido contro ogni forma di belligeranza, pare che abbia subito vicende alterne, prima accettato per la pubblicazione e in seguito censurato, poi bandito definitivamente fino al 1931. Una seconda edizione risale al 1951, dopo la quale questo racconto meraviglioso è ripiombato nell’oblio. Fino a oggi. La Dagon Press di Pietro Guarriello ci offre, qui, una vera perla della Letteratura, un racconto sugli orrori della guerra che andrebbe letto e fatto leggere il più possibile – fosse per me, lo inserirei nei programmi scolastici.
A “chiusura” del racconto si trovano ben cinque appendici critiche dedicate alla documentazione della Grande Guerra: fotografie delle trincee, dei cannoni, ritagli di giornali, immagini propagandistiche, poesie e opere d’arte. Una menzione importante va alle numerose illustrazioni che scandiscono le fasi del racconto, a opera di Otto Dix e Bernardo Cicchetti, davvero efficaci nel trasmettere il disturbante orrore, il raccapriccio e la drammaticità dell’ordalia di Carl.
L’oggetto libro, a sua volta, merita attenzione: la copertina rigida di cartone è robusta, con sovracoperta, e il colore rosso scuro – come il sangue rappreso… – con grafica in monocromo nero ricorda le antiche copertine di cuoio. La rilegatura è a filo, in fascicola; la carta utilizzata è liscia e patinata, di qualità fotografica; il font della dimensione giusta da salvaguardare le diottrie del lettore.
Sebbene il libro sia piccino, 144 pagine in tutto, la cura evidente della sua realizzazione sia in termini di materiali che di contenuti ne fa un pregevole volume da collezione che giustifica pienamente il prezzo di copertina.
La croce di Carl non è una semplice lettura ma è un’esperienza da fare, un cimelio da custodire.
“[…] sapeva solo che faceva parte di una folla di derelitti che sciamavano allo scoperto, votati alla morte, con le facce rivolte a un obiettivo ignoto. Gli parve orribile il loro ritmo inefficace e grottesca la fatica con cui arrancavano nel fango. Potrebbe il sacrificio essere così spogliato della grandezza esteriore, le cose così definitive da essere scagliati a milioni gli uni alle gole degli altri in numeri così assurdi e inconcludenti?”
Dagon Press affianca alla pubblicazione di opere weird e da collezione due riviste specialistiche a cadenza periodica di grande interesse per gli appassionati di weird e fantastico: Studi Lovecraftiani e Zotique.
MariaTeresa Botta
Informazioni sulla pubblicazione:
La croce di Carl, di Walter Owen
pp.144, prima edizione luglio 2021
tiratura limitata e numerata di 150 copie