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William Steig. L’isola schifosa

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Ciò che leggiamo ai bambini

è ciò che resterà nel loro intimo.

Le scelte che faremo adesso, le pagine che sfoglieremo insieme,

saranno domani le fondamenta della loro casa.

 

«Le persone si rompono così facilmente,

e anche i sogni, e i cuori».

Neil Gaiman

«C’era una volta un’isola bruttissima, brullissima, schifosissima […]. Quell’isola afosa, ghiacciosa, rocciosa e schifosa era un concentrato di mostri: enormi o miseramente rachitici, grassi o macilenti, asciutti o viscidi…». Bene, solitamente non inizia così una storia per bambini, tuttavia è un modo assai interessante e ancor più intelligente per incuriosire i piccoli e marciare spediti pagina dopo pagina.

L’isola schifosa di William Steig (1907-2003), edito da Rizzoli, con prefazione del grande illustratore Quentin Blake, ci arriva dritto dritto dal 1969 e proprio in quell’anno fu nominato dal prestigioso Boston Globe come il miglior Albo Illustrato.

I nostri ragazzi così moderni, così tecnologici e all’avanguardia già in tenera età, sembrano infatti non spaventarsi poi tanto delle immagini dei libri. La cosa che tuttavia fa loro più paura e che li tiene svegli, sono i suoni delle parole, il loro inaspettato succedersi e il loro rimbombo.

È una cosa molto particolare. Se presterete la giusta attenzione, scoprirete che i colori e la conoscenza di una nuova parola diventeranno l’oggetto del loro interesse per lungo tempo.

Nel 1951, rispondendo a uno studente, il poeta Dylan M. Thomas ebbe a dichiarare: «mi innamorai delle parole. Ciò che rappresentassero, simboleggiassero, o significassero era di secondaria importanza. Ciò che davvero contava era il loro suono come l’avevo udito la prima volta sulle labbra dei remoti e incomprensibili adulti, che per qualche ragione, sembravano vivere nel mio mondo».

È una splendida dichiarazione d’amore, è una bolla di magia pur essendo qualcosa di vivo e pulsante.

A cena o prima di andare a dormire potrete sperimentare quanto avranno imparato, e quanto sia pauroso ascoltare all’infinito quel nuovo suono, quella parola misteriosa che sembra quasi prendere forma tra le pareti di casa e diventare una eco sublime.

La narrazione, che sembra quasi impastarsi con i colori, è piacevolissima e ci racconta di tremendi mostri e di un’isola in cui «bruttezza ce n’era davvero in abbondanza», e poi lotte, guerre e mari sfrigolanti, e cattiverie, denti aguzzi, esplosioni e fuoco e fumo soffocante.

Poi un giorno spuntò un bellissimo fiore, qualcosa di diverso, di nuovo, un semplice fiore, uno stelo fragile e delicato che prometteva qualcosa di importante.

Quando cessò la pioggia e tutti i mostri, come tutte le cattiverie, sparirono, altri fiori e altri colori invasero l’isola.

La bellezza era stata qualcosa di possibile.

La bellezza aveva salvato quel mondo e i «primi uccelli vennero a posarsi sulla nuova isola: un’isola meravigliosa».

Leggere di cose fragili, battersi per esse e sapere che ne sarà valsa sempre la pena.

Edoardo M. Rizzoli

 

Recensione al libro L’isola schifosa di William Steig, Rizzoli, prefazione di Quentin Blake, traduzione di Daniela Magnoni e Mara Pace (della prefazione), 2019, pagg. 48, euro 16.

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