La ricerca di una «buona vita» è obiettivo di ogni individuo che viva la complessità della condivisione umana contemporanea.
Come posso vivere meglio trovando me stesso e il mio equilibrio di buona vita? Per rispondere a questa domanda, Ullrich ha messo a punto un metodo che integra la psicoterapia con stimoli mutuati da processi artistici. Partendo da questo presupposto ha introdotto nel suo metodo quell’approccio di leggerezza che Italo Calvino tratteggia nelle Lezioni americane.
«Nei momenti in cui il regno dell’umano mi sembra condannato alla pesantezza, penso che dovrei volare come Perseo in un altro spazio. Non sto parlando di fughe nel sogno o nell’irrazionale. Voglio dire che devo cambiare il mio approccio, devo guardare il mondo con un’altra ottica, un’altra logica, altri metodi di conoscenza e di verifica. Le immagini di leggerezza che io cerco non devono lasciarsi dissolvere come sogni dalla realtà del presente e del futuro.»1
Per Calvino un romanziere che intende rappresentare la sua idea di leggerezza, esemplificata sui casi della vita contemporanea, non può che farne l’oggetto irraggiungibile di una quiete senza fine. Rappresentativo in tal senso è il romanzo di Milan Kundera L’insostenibile leggerezza dell’essere che mostra, in realtà, un’amara constatazione dell’ineluttabile pesantezza del vivere. Il peso del vivere per Kundera sta in ogni forma di costrizione: la fitta rete di costrizioni pubbliche e private che finisce per avvolgere ogni esistenza con nodi sempre più stretti. Il romanzo dimostra come nella vita tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. Forse solo la vivacità e la mobilità dell’intelligenza sfuggono a questa condanna e possono aiutare a emanciparsi.
Emancipazione significa che gli esseri umani possono conquistare l’uso della loro ragionevole libertà. Il fondamento di questa idea, per l’autore, rappresenta il presupposto della autocomprensione dell’essere umano come essere ragionevole. L’emancipazione diventa dunque un atto di decisione liberatoria dell’individuo per diventare se stesso. Mettendo una netta distanza tra sé e le convenzioni e i ruoli sociali, egli sviluppa uno spazio interiore nel quale sono favorite le sue scelte più autonome. Per far evolvere questo spazio interiore, la persona deve appellarsi a una società più allargata nella quale ognuno può assumere la prospettiva dell’altro e può contare sulla certezza di un riconoscimento reciproco. L’identità dell’uomo moderno nasce sempre dalle sue relazioni intersoggettive.
Questo processo di apprendimento, in terapia, significa per il paziente intraprendere un percorso di liberazione ovvero, appunto, di emancipazione.
«Il De rerum natura di Lucrezio è la prima grande opera di poesia in cui la conoscenza del mondo diventa dissoluzione della compattezza del mondo, percezione di ciò che è infinitamente minuto e mobile e leggero. Lucrezio vuole scrivere il poema della materia ma ci avverte subito che la vera realtà di questa materia è fatta di corpuscoli invisibili. È il poeta della concretezza fisica, vista nella sua sostanza permanente e immutabile, ma per prima cosa ci dice che il vuoto è altrettanto concreto che i corpi solidi. La più grande preoccupazione di Lucrezio sembra quella di evitare che il peso della materia ci schiacci.»2
Il metodo Calvino, basato sull’intreccio fra opposte tendenze, sembra invitare allo studio della leggerezza attraverso l’analisi del suo opposto, della pesantezza.
Il «mondo della vita» è composto da elementi favorevoli allo sviluppo delle persone, come il loro livello di formazione, le qualità, le convinzioni e le tradizioni in cui sono immersi, ma in esso si trovano anche aspetti limitanti o repressivi, ovvero la presenza di norme silenziose che regolano i comportamenti dell’individuo in un modo che può anche essere molto vincolante.
Da una parte gli individui sono immersi nel loro «mondo della vita» e condizionati da esso, dall’altra, quando devono risolvere dei problemi, essi sono autonomi e creano la loro vita.
Tutto questo processo rende possibile, per Ullrich, la comunicazione orientata alla comprensione.
La società moderna capitalistica non è costituita solo dal «mondo della vita» delle persone ma, contestualmente, anche da processi economici e burocratici, che sono dei sistemi dell’azione umana che si regolano non attraverso la comunicazione orientata alla comprensione ma attraverso dinamiche mediate dal denaro o dal potere.3
Il paziente, come tutte le persone, aspira alla sua autorealizzazione, ovvero a trovare un proprio possibile buon progetto di vita, che lo renda felice e possa liberarlo dei sintomi della sua sofferenza. La via che porta a una buona vita necessita che il paziente abbia la capacità di prendere delle decisioni esistenziali.
L’uomo moderno si pone diversi interrogativi in un modo esistenziale: siamo impotenti di fronte alla realtà al punto di poterci solo adattare a essa? Conta ancora qualcosa il nostro desiderio di dispiegare la spontaneità, di usare ragione e fantasia per influenzare il corso della vita?
Nella remota epoca della filosofia greca, quando il macrocosmo dialogava ancora con il microcosmo, secondo Platone, la buona vita era un modello che valeva per tutti ed era legato al concetto di verità e di bellezza.
Nell’epoca del pensiero post-metafisico il concetto di buona vita si è profondamente modificato perché, a differenza di quel remoto passato, non esiste più un modello che valga per tutti.
La persona per cambiare deve solo accettarsi così com’è.4
Ogni persona può scegliere di poter lasciarsi andare passivamente o porsi invece l’obiettivo di riprendere la vita nelle proprie mani, di diventare il regista del proprio destino.
Questo approccio è poi diventato un metodo con Kierkegaard.5
Passo dopo passo, l’individuo assimila la sua storia e seleziona, da essa, gli elementi necessari per decidere chi e cosa vuole essere oggi e in futuro, individuando così anche ciò che non vuole essere e come non vuole condurre la vita. Per l’autore, l’esperienza che gli individui fanno nel percorso alla ricerca del proprio voler essere se stessi li porta ad acquisire un «sapere esistenziale», ovvero essi trasformano se stessi a un livello più alto di coscienza mentre acquistano una consapevolezza del loro essere avviluppati nella propria storia personale e nel loro essere in balia di una forma di vita che dividono in modo intersoggettivo. Questo processo viene reso possibile da un atto di auto-riflessione ma soprattutto da un dialogo con gli altri, dal proporre loro il proprio progetto di vita e discuterlo, dal confrontarsi con critiche e conferme. Lo scambio con gli altri rappresenta, in ultima analisi, una via di uscita da un’esistenza senza via d’uscita.
Habermas sostiene che abbiamo bisogno di testimoni per sviluppare la nostra identità. Abbiamo bisogno di un dialogo etico-esistenziale con gli altri. Questo concetto corregge l’illusione che la nostra individualità si trovi in nostro esclusivo possesso e che si abbia la forza di decidere da soli, con coerenza, chi vogliamo essere e mantenere individualmente questa decisione. La relazione della persona con se stessa nasce solo contemporaneamente alla sua relazione con gli altri.
La ricerca della propria autenticità si svolge nella relazione con altre persone, in un dialogo etico esistenziale, in una comunicazione orientata alla comprensione6 che si può anche chiamare comunicazione congruente.7
La coerenza e la congruenza sono due aspetti strettamente connessi nella ricerca dell’autenticità di una persona.
Una famiglia che pratica una dinamica di comunicazione prevalentemente incongruente induce i suoi membri a interiorizzare e a far propria questa modalità di agire, al punto che anche il viaggio dei singoli componenti alla ricerca del sé viene progressivamente falsato fino a condurre spesso a un processo di alienazione da se stessi.8
Il metodo della «rappresentazione giocosa» posto in essere da Ullrich consiste proprio nel creare le condizioni di esperienza intersoggettiva che permettano ai partecipanti di vivere le loro relazioni nelle condizioni di una comunicazione congruente. Questa, infatti, genera un processo di problem-solving terapeutico in cui, con l’aiuto di fantasia e creatività, i pazienti attivano il percorso di abduzione, ovvero trovano nuove regole di vita che possono poi verificare nelle proprie azioni.
Il metodo della «rappresentazione giocosa» può contribuire così a rendere libero il paziente da condizionamenti e costrizioni che lo attanagliano.
Lavorare con la «rappresentazione giocosa» in terapia affinché l’insostenibile leggerezza dell’essere diventi sostenibile attraverso l’uso di una comunicazione verbale congruente che aiuti il paziente a trovare la propria autorealizzazione, ovvero la propria leggerezza creativa.
Irma Loredana Galgano
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Wolfgang H. Ullrich, La leggerezza creativa. Un approccio innovativo in psicoterapia, Guerini e Associati, Milano, 2022.
1I. Calvino, Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, Mondadori, Milano, 2022.
2I. Calvino, op.cit.
3J. Habermas, Teoria dell’agire comunicativo, vol. 2, Il Mulino, Bologna, 2017.
4F. Perls, R.F. Hefferline, P. Goodman, Teoria e pratica della teoria della Gestalt, Astrolabio, Roma, 1997.
5S. Kierkegaard, Aut-Aut, Mondadori, Milano, 2016.
6J. Habermas, 2017, op.cit.
7V. Satir, In famiglia… come va?, Impressioni Grafiche, Acqui Terme, 2005.
8W. H. Ullrich, Posso essere felice, Guerini e Associati, Milano, 2019.