Leggende dell’oltretomba: “Si tratta di Datsueba, la ‘Vecchia che strappa le vesti’. Demone femminile dall’aspetto terrifico, Datsueba attende i defunti sotto un albero spoglio sulle sponde del Sanzugawa, il fiume che ognuno oltrepassa dopo la morte. Presiede infatti all’attraversamento di uno dei suoi tre passaggi, di difficoltà diversa a seconda delle cattive azioni commesse, e misura il peso delle colpe perpetrate facendo appendere all’albero dal suo assistente, Ken’eō (lett. ‘vecchio che appende gli abiti’), le vesti che lei stessa ha tolto ai defunti.”.
Incontri enigmatici: “Sakunosuke raccontò che, quando era appena quarantenne, quindi un’ottantina di anni prima, era stato avvicinato da un uomo gigantesco mentre si trovava a far legna su in montagna. Questo si era messo a chiacchierare con lui, quando improvvisamente gli aveva fatto una domanda molto strana: “Sakunosuke, preferiresti vedere il passato o il futuro?””.
Un terribile presagio: “Signor Yanagita,” mi disse, “sta per iniziare una guerra come mai se ne sono viste finora. L’intero mondo sarà coinvolto e anche il Giappone verrà colpito duramente.” “E da chi hai sentito questa storia?” “Ovvio no? Dalle divinità! Chi altri potrebbe sapere una cosa del genere? Ma alla fine, pare che sarà meglio per noi! Dicono che accadrà qualcosa che non ci possiamo neanche immaginare e che dobbiamo solo aver fede perché la fortuna arriverà a poco a poco!”.
È disponibile in libreria l’antologia di Yanagita Kunio Fiabe e leggende del Giappone (Casadei Libri 2024, pp. 256, € 21), pioniere degli studi sul folklore giapponese. Curato da Diego Cucinelli che insieme ad altri studiosi ha contribuito alla traduzione, il libro presenta una selezione delle più affascinanti fiabe e leggende della cultura nipponica, alcune tradotte per la prima volta, offrendo un autentico sguardo sul ricco patrimonio culturale del Giappone.
Yanagita Kunio (1875-1962), è considerato il fondatore degli studi sul folklore giapponese, i minzokugaku. Ha collaborato con scrittori come Tayama Katai, Kunikida Doppo e Shimazaki Tōson e ha contribuito significativamente alla raccolta e all’analisi delle leggende e delle fiabe giapponesi, diventando una figura centrale nel folklore giapponese.
La raccolta tratta vari temi, dalle nascite straordinarie dei bambini a storie di demoni, spiriti e creature fantastiche, includendo anche matrimoni tra umani e esseri non umani. Yanagita distingue fiabe e leggende, paragonandole rispettivamente ad animali adattabili e a piante radicate nel territorio, evidenziando così la connessione delle leggende con il luogo d’origine.
Attraverso queste storie, l’autore accompagna il lettore in un viaggio che esplora le emozioni, le credenze e la mitologia giapponese, mostrando come spiriti e creature fantastiche siano parte integrante della vita quotidiana. Sebbene non sempre con finali felici, le narrazioni offrono una profonda visione del mondo psichico e spirituale del Giappone.
Fiabe e leggende del Giappone è un’opera imperdibile per chi vuole immergersi nella tradizione folkloristica nipponica e scoprire un mondo di magia e mistero.
Carlo Tortarolo
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DAI SENTIERI CAMPESTRI IN PRIMAVERA
Tanto tempo fa, in un luogo, viveva un anziano molto povero, ma lavorando duramente riusciva in qualche modo a sbarcare il lunario e a sopravvivere. Era l’ottavo giorno del quarto mese, quella volta aveva deciso di rimanere a casa a riposare, tuttavia a un certo punto fu costretto a uscire di casa per sbrigare una commissione. Tempo addietro aveva comprato del sake, così pensò di versarne un po’ in un tokkuri da appendere alla cintola e di berlo lungo la strada. Era una bella giornata e nei campi e sui monti erano sbocciati i fiori. Giunto in un’ampia pianura, pensò quindi di riposarsi un po’ e bere un bicchierino. Si assise su una pietra che faceva al caso, ma l’attimo dopo si accorse che ai suoi piedi giaceva un teschio. “Bene, bene! Non so a chi appartengano queste ossa ma capitano a fagiolo, non avevo proprio voglia di bere da solo! Fatti un goccetto con me e divertiamoci un po’ insieme mentre ammiriamo questo bel panorama!”, disse. Dopodiché, pose davanti al teschio un bicchierino colmo di sake e intonò una canzoncina. Quando infine pensò di essersela spassata a sufficienza, si alzò e riprese il cammino.
Al ritorno dalla commissione, mentre attraversava al crepuscolo la medesima pianura, udì da dietro una voce. “Aspetta!”, era una ragazza di circa diciassette o diciotto anni, “Oggi grazie a te mi sono divertita tanto! Attendevo proprio che tu ripassassi di qui per esprimerti la mia riconoscenza. Il ventottesimo giorno del quarto mese di tre anni fa sono morta all’improvviso per malattia mentre attraversavo questa pianura. I miei genitori mi stanno ancora cercando in lungo e largo ma, siccome il nostro rapporto non è mai stato particolarmente forte, non riescono a trovarmi. Fino a ieri, mi sentivo davvero sconsolata. Il ventottesimo giorno di questo mese, per la mia commemorazione, torna di nuovo a trovarmi. Non importa se hai altro da fare, presentati qui a ogni costo. Vorrei che tu mi accompagnassi alla mia casa natale”.
Il giorno dell’appuntamento, quando il vecchio al mattino si recò alla pianura trovò la bella ragazza ad attenderlo. Poi, insieme, raggiunsero a piedi un villaggio lì vicino. La casa dei genitori della fanciulla era una grandiosa residenza circondata da un imponente muro di recinzione e in quel momento era affollata di gente del luogo giunta lì per la commemorazione. “Io non posso entrare in questa residenza”, disse l’uomo. “Ma sì, nasconditi sotto al mio kimono!”, rispose lei. E così, non visti, entrarono nella residenza e si sedettero di fronte all’altare buddhista.
Nella stanza era predisposto un banchetto con alcolici e stuzzichini. Man mano che la ragazza glieli porgeva, il vecchio beveva il sake da lui tanto amato e gustava varie prelibatezze. I monaci, i parenti e gli altri ospiti presenti nella stanza si accorsero però a un certo punto che dai vassoi era sparito tutto. “Ma che mistero!”, esclamarono.
Quando venne il momento di ritirare i vassoi, una giovane fantesca fece cadere un piatto mandandolo in frantumi. “Ma cosa hai fatto?! Era molto prezioso!”, tuonò il padrone di casa. Al che, quella si profuse in scuse. Dopo avere assistito alla scena la fanciulla fantasma sussurrò al vecchio, “Non mi piacciono certe cose! Me ne vado!”. Detto ciò, si ritirò da sola.
Andata via lei, all’improvviso il vecchio tornò visibile. “Chi sei? Da dove arrivi? Che ci fai in questa casa?”, chiesero gli astanti. Non avendo più modo di nascondersi, lui rivelò ogni cosa con dovizia di dettagli. Ascoltato il racconto i parenti e le altre persone rimasero attoniti, mentre i genitori della ragazza scoppiarono a piangere. “Per favore, conducici subito nella pianura dove si trova nostra figlia! Per favore, per favore…”, lo implorarono. Allora il vecchio si alzò in piedi e condusse al luogo del teschio tutti quanti, parenti, monaci del tempio e Gran Maestro compresi. Dopodiché, sul posto venne celebrato un secondo funerale.
A epilogo di ciò, il vecchio abbandonò il suo misero lavoro e contando sul buon cuore della famiglia della ragazza visse nel benessere fino alla fine dei propri giorni. (fiaba della provincia di Rikuchū, distretto di Kamihei)