Yasmina Khadra è lo pseudonimo dello scrittore algerino Mohamed Moulessehoul, una delle voci più interessanti della cultura del mondo arabo. Lo scrittore, oggi sessantacinquenne, è stato ufficiale dell’esercito algerino. I suoi primi romanzi venivano visti come “trasgredenti” l’ideologia dominante nel paese, quindi non erano accettati dalle strutture governative. Per questo motivo Moulessehoul ha iniziato a pubblicare con il nome della moglie e si è trasferito definitivamente in Francia.
Un esule che narra del mondo che ha lasciato, della sua terra, di una società, quella araba, in conflitto con sé stessa, con le nuove generazioni, una società che non conosce pietà e che non sa darsi pace né riesce a immaginare una pace politica duratura.
Una società che ci pare distante e lontana, ma che poi a ben guardare sappiamo riconoscere. Perché non è poi così diversa dalla nostra cultura occidentale claustrofobica, nella quale la diseguaglianza è la norma e nessuna possibilità di riscatto pare esistere.
Venendo a noi, L’affronto è un romanzo poliziesco ambientato nel regno del Marocco.
L’oscuro pur se raccomandato Driss, è un poliziotto che indaga per conto suo su un atto di violenza subito dalla propria moglie, una donna bellissima. Figlia di una famiglia che per secoli ha sfornato eruditi e imam, Sarah ha osato sfidare le convenzioni sposando Driss, che arriva invece da terre desolate arse. “In Marocco, quando si proviene da fasce sociali svantaggiate, l’unico modo di evitare la condizione di punchball è diventare magistrato o sbirro.”
Le indagini sono affidate a un vice commissario qualunque e sembrano arenarsi come un cetaceo su una spiaggia invischiato di petrolio. Tutto è corruzione e tradimento in questo romanzo, che ci porta a conoscere una Tangeri dominata dal vizio e dalla violenza dove non c’è più tempo per amare e saper ascoltare il rumore del mare.
Driss comincia a indagare e ingaggia una lotta solitaria con se stesso e il suo amor proprio tradito. Ma c’è ben altro.
Ogni personaggio secondario o principale ha qualcosa da nascondere e qualcosa di cui vergognarsi. Nessuno, pare dirci Khadra, è innocente; ognuno pare responsabile delle azioni dell’altro.
In questo vortice che ci conduce da un personaggio all’altro, da un possibile colpevole all’altro, Driss scende nel suo inferno personale divorato tra il desiderio di amare sua moglie e la ricerca di una vendetta che possa donargli pace.
Khadra ci avverte che Driss sbaglia, perché non esiste pace senza perdono. Ed è qui che la scrittura si libra e si fa alta. “Se vogliamo essere immortali, dobbiamo trovare il modo di sopravvivere a ciò che tenta di distruggerci.”
E cosa è pericoloso come un serpente che ramifica nei nostri cuori senza lasciare traccia se non un veleno che ha intossicato intere generazioni e ora si rispecchia al pari di un mostro riflesso in tutte le società di questo mondo impazzito?
Il musicista cantava:
“Per te ho abbandonato
l’amore della mia vita
e ti ho sacrificato
il dolce affetto dei figli.
Per te ho rinunciato
alla poesia della notte
e le gioie semplici
del giorno ho disertato”.
C’era una frotta di marmocchi intorno al musicista ma questi si era rivolto a Driss:
“Di che sto parlando, piccino?”
“Della patria”, aveva risposto lui senza esitare.
“No, ragazzo mio, sto parlando…”
Di cosa sta parlando il musicista che Driss non riesce a capire, cosa ci contamina e potrebbe distruggerci se non impariamo a sopravviverle?
Maria Caterina Prezioso
Recensione al libro L’affronto di Yasmina Khadra, trad. Marina Di Leo, Sellerio Editore 2022, pagg. 254, € 14,00